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A l'è la fumna ca fa l'omu!

Creato il 23 dicembre 2012 da Minerva Jones
A l'è la fumna ca fa l'omu!
Questo* ripeteva spesso mia nonna (questa qui e anche qui): "è la donna che fa l'uomo" Ovvero: nei rapporti tra i coniugi/partner chi rende entrambi ciò che sono è la donna.
Da un certo punto di vista ciò ha un senso: se, parlando in generale, l'uomo è dotato dalla natura di maggiore forza fisica, la donna avrà dovuto nei secoli sviluppare altre modalità di difesa (l'intelligenza, l'astuzia, la sensibilità nel cogliere i dettagli e le sfumature, la capacità di argomentare verbalmente) per garantirsi la propria sopravvivenza. E non v'è ragione di pensare che ciò dovrebbe essere diverso quando si passa a considerare lo specifico dei rapporti di coppia.
Ma nei rapporti di coppia, per fortuna, dovrebbe venire a cadere la questione competizione/scontro-sopravvivenza e quindi, in tali casi, l'intelligenza della donna può semplicemente influire sull'uomo rendendolo idoneo al rapporto con lei e alla sopravvivenza della famiglia. Non è questo che rende impotenti e furiosi un mare di uomini, la capacità tutta femminile di argomentare e metterli dialetticamente con le spalle al muro?
Per la medesima ragione, un uomo che s'accompagni in modo continuativo (poi si può discutere di quanto bene, seriamente, felicemente ecc.) con una donna ti fornisce - pur senza che tu conosca costei - parecchie informazioni sulla donna che gli sta accanto. Oh, non sto parlando in termini generici: io vado proprio nello specifico. Ci sono uomini che vedi - se non pacificati (ché se sei persona sensibile e intelligente, non sarai *mai* pienamente pacificata: scordatelo) - sono almeno dolci, sereni, gioviali, riflessivi. Poi ne conosci le donne e vedi che parimenti sono persone buone, calde, acute, che non rendono le inezie drammi e che si fidano completamente del proprio uomo.
Vi sono poi uomini violenti, ignoranti, maniaci del potere e sempre, accanto, trovi loro donne inclini al sacrificio, alla non espressione di sé e delle proprie opinioni, alla tendenza a fingere che i problemi gravi siano cose di poco conto, alla paura di commettere errori e di venirne sanzionate.
E ve ne sono ancora altri allo sbando, nervosi, inquieti, malinconici, insicuri, incapaci. Che dicono cazzate. Che s'inventano ogni delirio mentale e verbale pur di giustificare la bontà della situazione in cui si trovano. Qui i ruoli sono ribaltati - così che perfettamente interpretabili come vittime della sindrome di Stoccolma. E vi confido un segreto: non ci vuole un genio di donna per riconoscere all'istante anche questa dinamica :-D
A me, quando percepisco quest'ultima situazione accadere a miei amici, si spacca il cuore. Perché già la vita è dura, ma doversi costruire anche illusioni nei rapporti interpersonali per sopravvivere quando il mondo è pieno di persone amorevoli e disponibili ad accompagnare tutte o parte delle nostre vite mi sembra uno spreco di tempo e di energie.
"A l'è la fumna ca fa l'omu!". Questo diceva mia nonna. E poi, parlando del marito, aggiungeva "Chiel a peul nen lamentese". E io pensavo che non si potesse lamentare perché se si fosse lamentato lei glie l'avrebbe fatta pagare amaramente. Ma poi ripenso anche alle loro vite serene pur in mille difficoltà sia economiche, sia esistenziali, ognuno libero nei propri interessi, senza scandali né squallore, e all'emozione che provavano quando, ormai settantenni, si stringevano la mano nel buio d'una sala cinematografica mentre gli attori sullo schermo si baciavano. E penso che mia nonna abbia fatto il miracolo perché al contempo mio nonno è stato abbastanza intelligente da rendersi duttile all'intelligenza di lei, e che quello che ne è venuto fuori è l'equilibrio cui forse tutti aspiriamo - l'amore e la felicità senza dominio, senza controllo, senza alcun sacrificio di sé.
*Non me ne vogliano i cultori del piemontese dei probabili errori di trascrizione, ho fatto del mio meglio attingendo ai ricordi e al supporti di internet per la correzione.

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