House of the Nobleman di Londra presenta Renewal of the Sacred, un appuntamento espositivo che propone le opere due artisti di fama internazionale: Stefano Curto e Oksana Mas. Una mostra che, inserita nel contesto di una delle più significative fiere dedicate all’arte contemporanea a livello mondiale quale Frieze Art Fair, ben rappresenta il XXI secolo volgendo lo sguardo al tema della spiritualità e al più tradizionale pensiero rinascimentale.
L’esposizione, in programma dal 18 ottobre al 18 novembre 2013 presso il leggendario art-restaurant The Collection di Londra, permette ai visitatori di ammirare per la prima volta a un’accurata selezione di 14 opere di Stefano Curto in cui spiccano la forza e la suggestione di Sindone Nera. Si tratta di un capolavoro realizzato con innumerevoli cristalli neri, e prossimo a divenire parte della collezione del Vaticano, che offre un’interpretazione contemporanea del volto di Cristo impresso sulla Sindone. A dialogare idealmente con le opere di Curto, è presente un gruppo di lavori realizzati da Oksana Mas, artista ucraina nota per la sua colossale installazione di 93 metri, in continua espansione, su Altar of Nations, realizzata interamente con uova dipinte e modellate da Jan Van Eyck’s Ghent Altarpiece.
Sia Curto che Mas hanno ricevuto diversi consensi a livello internazionale per il loro lavoro innovativo, che coinvolge la relazione tra oggetti dissociativi e la metafisica; due artisti che ricorrono a tecniche esecutive molto diverse fra loro, ma entrambi accomunati dalla necessità di un approccio tattile con la materia per esprimere il loro mondo spirituale. Attraverso percorsi ed esperienze diversi, Curto e Mas cercano di stemperare i confini tra la creazione e l’interpretazione mentale, plasmando le proprie filosofie nella vita e nell’arte. Con l’ausilio di una narrativa che deriva dall’osservazione, Mas riesce a rievocare il ricordo degli aspetti immutabili della realtà che già esistono in ciascuno di noi. Al contrario, il percorso artistico di Curto porta il lavoro a una dimensione drammatica, che mette in evidenza le qualità effimere dell’umanità.
Stefano Curto, bagliori di luce e di infinito – Stefano Curto, classe 1966, è nato a Treviso dove ha iniziato a sviluppare il suo percorso multiforme di artista, musicista e viaggiatore. La sua passione per le gemme è iniziata in giovane età dopo aver aperto con successo un atelier dove ha lavorato come “stilista del cristallo”, realizzando importanti progetti per i più noti marchi di alta moda. Oggi Curto è noto per la sua complessità concettuale e per la precisione della sua tecnica esecutiva che lo conducono a realizzare capolavori di livello internazionale, eseguiti interamente con cristalli colorati incastonati su plexiglas. L’esplosione creativa dell’artista consiste nella perfetta combinazione di elementi materiali – i cristalli – con un’incessante ricerca interiore vissuta secondo modalità complesse, a volte oscure e nascoste. I suoi numerosi viaggi, in particolare in Asia e la comprensione delle filosofie orientali, amplificano questo approccio avvicinandolo a una fusione perfetta tra lo spirito, la mente e il divino. L’arte di Curto mette in discussione le idee di resurrezione, di vita dopo la morte e la perpetuità dello spirito. Nel suo lavoro assume grande importanza anche la musica nel tentativo di trovare una connessione con l’axis mundi, il punto di collegamento fra cielo e terra.
Renewal of the Sacred evidenzia l’instancabile lavoro di Curto per realizzare le sue creazioni. In particolare The Marvellous Flight of Coexistence, un’opera esposta alla Biennale di Venezia del 2011, raffigura un tappeto indiano di preghiera e realizzato con 120.000 cristalli e pietre iridescenti incastonati a mano in un pannello di plexiglas. Molti dei suoi mosaici di luce traggono vita da ispirazioni mistiche, percepite nel corso dei suoi numerosi viaggi. Tra questi si annovera Il Distruttore del Falso, rappresentazione di un’antica e feroce divinità mongola costituita da 118.000 piccole pietre. Nell’esposizione si può ammirare anche Amniotic Stardust, pezzo di grande bellezza basato sull’idea che la tranquillità non è una questione di intensità, ma soprattutto di equilibrio, di verità legata al ritmo e all’armonia. Vertice della mostra è sicuramente Sindone Nera, forse l’opera più importante della produzione artistica di Curto raffigurante il volto di Cristo. I bagliori di 18.000 cristalli neri dalle innumerevoli forme e dimensioni evocano un senso di mistero, richiamano la luce e le stelle; tutti temi che costituiscono forze potenti nei lavori dell’artista. «Nella rappresentazione delle forme frattali del cosmo che si prestano perfettamente alla mia tavolozza – afferma Stefano Curto – io cerco l’armonia e il senso di questo frammento di vita. Provo a farlo pensando all’iconografia di tutte le religioni che nel corso dei millenni hanno cercato di darci risposte e che hanno generato miti o grande distruzione. Queste sono forme che rappresentano la metamorfosi di un corpo che invecchia nella percezione che il presente è già passato. La nostra specie, questa polvere di intelligenza persa in un cosmo infinito e sconosciuto, a mio parere non può essere altro che un fine in sé».