Da qualche anno a questa parte la Marvel sta reinventando tutti i suoi (pochi in realtà) personaggi di colore: spinta inizialmente dal desiderio di rendere il proprio universo maggiormente politically correct, il fenomeno è esponenzialmente aumentato dopo l’elezione di Barack Obama a Presidente degli Stati Uniti d’America. Questa tendenza ha trovato maggior sfogo nell’universo Ultimate, meno vincolato da anni di continuity, > LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" height="405" width="260" alt="A lonely Panther, (maybe) without fear >> LoSpazioBianco" class="alignright size-full wp-image-48375" />con esempi eclatanti quali la reinterpretazione di Nick Fury come un uomo di colore o, più recentemente, con la scelta di raffigurare il nuovo Spider-Man (il personaggio più rappresentativo della casa editrice anche nella veste Ultimate) come un teenager di origini miste afroamericane e latine.
Nella storyline dell’universo Marvel principale, il primo personaggio di colore ad essere completamente ridefinito è stato Luke Cage, passato, attraverso un drastico restyling grafico e concettuale, dall’essere un personaggio secondario, incarnazione dello stereotipo di un afroamericano del Bronx degli anni settanta, a figura di primo piano.
Altro storico personaggio Marvel di colore che negli ultimi anni è stato ampiamente rivalutato è Falcon. Nato alla fine degli anni sessanta come simbolo dell’ex-teppista di strada nativo di Harlem e semplice spalla di Capitan America, negli ultimi anni è stato progressivamente rilanciato, acquistando un sempre maggior rilievo e una propria indipendenza.
Ora è la volta di Pantera Nera, personaggio in realtà fin dalle sue origini profondamente legato ai cambiamenti della società. Stan Lee e Jack Kirby gli diedero vita nel ’66 come segno di adesione alle lotte per i diritti civili degli abitanti di colore negli Stati Uniti e come reazione all’arresto di Nelson Mandela in Sud-Africa. I due autori rappresentarono il nuovo eroe come il re di un immaginifico stato dell’Africa Settentrionale, il Wakanda, Oggigiorno però l’ottimismo e l’idealismo degli anni sessanta sono costretti a cedere il passo all’incertezza, l’insicurezza, la precarietà derivanti da fenomeni quali la crisi economica, il terrorismo o la globalizzazione. Paradossalmente l’uomo comune, sempre più interconnesso e raggiungibile, vive in una condizione di maggior solitudine e isolamento interiore. La trama è solida e lineare, anche se un po’ banale, e i disegni sono fortemente statici e dall’aspetto antiquato. L’impianto narrativo di un uomo che, solo, si trasferisce in un ambiente a lui estraneo e incomincia una serie di nuove relazioni interpersonali (di amicizia, di lavoro, di ostilità ecc…) è estremamente utile per poter descrivere il cambiamento e gli stati d’animo del protagonista, ampliati e derivanti dal nuovo mondo con cui è costretto ad interagire. Inoltre far conoscere al lettore l’ambiente nel quale si svolgeranno i fatti attraverso gli occhi del protagonista, immersovi anch’egli per la prima volta, è un espediente narrativo estremamente efficace per aumentare l’immedesimazione e l’empatia del lettore, secondo un escamotage già ampiamente diffuso in letteratura e nel cinema. In definitiva gli autori (David Liss, Francesco Francavilla, Jefte Palo e Jean Francois Beaulieu) offrono un’interessante reinterpretazione del personaggio, snaturandolo rispetto al contesto eroico (tipo Vendicatori) nel quale eravamo abituati a vederlo e inserendolo in un’ambientazione a metà tra il dark e l’hard-boiled, in cui l’uomo dietro a Pantera Nera è molto più presente del supereroe. Per omaggiare il personaggio (e per cercare di incrementare le vendite) sono presenti già in quest’albo alcuni team-up obbligati, come quello con l’altro grande supereroe Marvel di colore, Luke Cage, o quello con Spiderman, il quale abitualmente fa capolino promozionalmente nelle nuove testate della casa editrice newyorkese, come un buon padrone che fa gli onori di casa. Abbiamo parlato di: Etichette associate: Puoi leggere anche: Condividi:
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Possiamo individuare in questi motivi la scelta di riproporre Pantera Nera come un uomo normale il quale, sconfitto e mandato in coma dal Dottor Destino durante la parentesi oscura del Dark Reign e costretto ad abdicare in favore della sorella (con conseguente perdita dei poteri), desidera ostinatamente ritrovare la propria identità, contando solo sulle sue sole forze.
A tal proposito la Marvel ha svolto un lavoro concettuale molto interessante, abbinando la reinvenzione di un personaggio nato negli anni ’60 con uno stile proprio di quel decennio. Attraverso questo punto di vista, tra l’altro, possiamo notare come i disegni evolvano, si modernizzino con il procedere delle storie, in particolare con il passaggio dal “nostro” Francesco Francavilla a Jefte Palo.
Il team creativo è stato abilmente assemblato con questo scopo, unendo la creatività dello scrittore David Liss, principalmente autore di romanzi storico-thriller ambientati tra XVII e XVIII secolo, all’abilità grafica dei disegnatori Jefte Palo e Francesco Francavilla, estranei al tradizionale fumetto supereoistico.
Pantera Nera: L’Uomo Senza Paura #1 – Giungla urbana
David Liss, Francesco Francavilla, Jefte Palo, Jean Francois Beaulieu
Traduzione di Pier Luigi Gaspa
Panini Comics, 2012
185 pagine, brossurato, colori- 16,00€
ISBN: 9788865896709
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