Tre squadre italiane ancora in corsa per un traguardo europeo quando si è giunti alle semifinali. Una cosa che non si vedeva dall’annata 2002/03, quella in cui Milan, Inter e Juventus si giocarono la Champions League a botta di pareggi e a vincere furono i rossoneri. È proprio da allora che la Juventus non raggiunge le semifinali del massimo torneo continentale, ma va cercato nello scarso impegno profuso nella coppa minore, l’Europa League, il motivo per cui negli ultimi dieci-quindici anni i club italiani non erano così impegnati sul palcoscenico europeo nel mese di maggio.
Quest’anno, sin da ottobre, si aveva la sensazione che l’approccio verso l’Europa League stesse cambiando e la conferma si è avuta in primavera: non più seconde o terze scelte schierate nei match a eliminazione diretta e, guarda caso, per la prima volta due squadre, Fiorentina e Napoli, in semifinale. Visto che il sorteggio ha detto Napoli-Dnipro e Fiorentina-Siviglia, l’obiettivo finale è alla portata (e sarebbe la prima da quando la coppa si chiama così), ma la speranza è che a Varsavia ci arrivino tutte e due le italiane, ridando vita alla tradizione dello scontro tutto italiano in finale che negli anni Novanta in Coppa U.E.F.A. era molto di moda. Un po’ fantascientifico, invece, sperare in tutti e tre club italiani in finale.
Il fatto che poi, al sorteggio, la Juventus abbia trovato prima il Monaco e ora il Real Madrid ha spinto i complottisti di turno a dire che il buon Michel Platini sta facendo di tutto affinché la sua ex squadra ritorni in finale dopo dodici anni: infatti, la compagine di Ancelotti è la campionessa in carica, può avvalersi del Pallone d’Oro, ma tra le tre rimaste sembra la più alla portata causa infortuni e maretta interna.
Non a caso nel punteggio complessivo Juventus e Real Madrid hanno avuto la meglio sugli avversari solo per 1-0 e, per quanto i bianconeri nel match di ritorno si siano così votati a un incontro di sofferenza totale -come ha ripetuto cento volte Piccinini-, il Real Madrid contro l’Atletico Madrid ha forse sofferto di più e ha dovuto attendere i propri avversari ridotti in dieci e il minuto 88 del derby di ritorno per vedere Chicharito Hernandez sfondare la barriera che un grandissimo Oblak aveva aiutato a tener su fino a quel punto.Nell’altra semifinale sono invece finite le squadre attualmente più accreditate per vincere la Champions. Il Barcellona va e, se Suarez fa tunnel e segna (come fatto al Parco dei Principi) invece di dare morsi, sarà difficile per tutti fermare i blaugrana. Una parola per il Paris Saint Germain: leggere che il padrone qatariota di turno, al secolo Al-Khelaïfi, vuole rifondare la squadra dopo l’ennesima non-qualificazione alle semifinali fa sorridere. Se il difensore per cui hai speso 50 milioni, leggi David Luiz, si fa passare la palla da sotto le gambe come un pivello, vuol dire che per tutto il resto ci sarà pure Mastercard, ma la capacità di competere ad alti livelli non si può acquistare.
Rimane il Bayern Monaco di Guardiola, che per la prima volta ritrova il Barcellona da avversario. È inutile negarlo: le assenze e la pessima prestazione offerta nella partita persa 3-1 al do Dragão avevano illuso un po’ tutti. Poi nei primi 40′ del match di ritorno la corazzata biancorossa, senza aver recuperato nessuno degli infortunati, ha rifilato cinque gol al Porto e ha riportato tutto alla normalità. Chissà cosa ci aspetta al ritorno dei Robben e dei Ribery e chissà quale tra Barcellona e Bayern Monaco arriverà in finale da favorita.
Comunque vada, in fin dei conti ci interessa poco. Il calcio fa schifo e a vincere saranno sempre i soliti. Non resta allora che prendersela con calma e nel mese di Maggio andare adagio.
federico
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