Magazine Società
Maurizio Ferraris, Il bello del relativismo, Marsilio 2005
Qui cerco di chiarire a diciottobrumaio e a lector quanto, a mio umile parere, sta in premessa ad ogni discussione su quanto il mito possa aver preso dalla storia, e stiamo parlando di Gesù di Nazareth (GdN): anche se fosse buona la tesi di Luigi Cascioli – GdN non è mai esistito, la sua figura è stata ricreata a calco di un tal Giovanni di Gamala (GdG), zelota vicino agli esseni, del quale non sappiamo quanto il mito abbia preso dalla storia – avremmo un GdG che (almeno in parte) sarebbe storia. Voglio dire – spero di non fare scandalo – che l’esistenza storica di GdN non mi pare il problema centrale del cristianesimo: il mito di GdN avrà sempre in sé una parte di storia e, anche se la sua predicazione e la sua morte sono storicamente (almeno in parte) di GdG, è la resurrezione che sta al centro di tutto, di là da ogni probabile, fuori dalla possibilità di storia. Non è nell’esistenza di un nuclearità storica (anche plurima) di un GdN che si gioca la credibilità dell’evento, ma nella resurrezione di un qualsivoglia umano, ovunque sia, chiunque sia. Quand’anche fosse provato un GdN proprio così come ci è descritto dalle favole scritte non prima di mezzo secolo dopo la sua morte, la questione sulla quale il cristianesimo tiene o cade è la sua resurrezione. Poi, certo, abbiamo Loisy, Mead e ora anche Freeman a tentare di spiegarci come è nato il mito, ma il nucleo storico che fa la credibilità di GdN è se, due millenni fa o giù di lì, un qualsivoglia umano sia risorto o no: tutto il resto è archeologia e filologia, tutta roba assai interessante, ma senza un tizio che risorge il cristianesimo non è più evento (come tengono a ripetere i cristiani più furbi che addirittura rifiutano di metterlo fra le religioni), ma costruzione letteraria, e dunque ha davvero poco importanza quanto di realmente storico vi sia nel protagonista. Fra persone di buon senso, è ovvio, non si perde tempo a discutere di resurrezione, ma si passa all’archeologia e alla filologia: in questi ambiti si possono rintracciare gli elementi psicologici che concorrono alla costruzione del mito e, rintracciati quelli, il cristianesimo è destrutturato. Che importa se rimane un GdN, un GdG o un altro? È dinanzi alla eventualità che vengano ritrovati i suoi resti che ogni contromisura favorirebbe la destrutturazione del cristianesimo, di fatto a buon punto.
* La citazione mi serviva solo per introdurre la questione, tutta nel prologo della barzelletta. Non riportarla sarebbe un crimine: “Un giorno vengono ritrovati i resti di Cristo. Imbarazzo, poi si studiano le contromisure. I Francescani propongono di adoperarli per cavarne reliquie da vendersi nei giorni di festa; i Domenicani suggeriscono nuove ermeneutiche della scrittura volte a far quadrare i conti; e i Gesuiti, stupefatti, esclamano «ma allora esisteva davvero!». I tre ordini manifestano i tre ingredienti fondamentali del post-moderno: la Secolarizzazione (i Francescani), l’Ermeneutica (i Domenicani), il Nichilismo (i Gesuiti)”.
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