Peccato che c’era quel ragazzone rompiscatole, figlio e nipote degli operai di Flint che per poco non era andato aanche lui alla General Motors… Con quell’ironia
cattiva e disarmante svelò in quell’anno 1989, che di grazia di certo non era, l’America dolente e segreta che quasi nessuno conosceva… E conquistò il pubblico.Flint era stata solo l’inizio della denuncia…E poi non riuscirono più a toglierselo di torno. Moore diventerà il mentore sarcastico,beffardo e ironico di questa America che perde se stessa, la sua identità e la sua vocazione appresso a un capitalismo deviato, becero e sempre più avido. Nel 1996 girava per gli Stati
presentando un libro sullo stesso tema “Giù le mani! L’altra America sfida i potenti e i prepotenti”… Perché il fenomeno si era esteso… Allora fra librerie, università e teatri, si tirò appresso una piccola troupe e di città in città mise i pezzi in più al suo triste puzzle. .. Le compagnie e gli imprenditori si lamentano delle perdite, parlano di necessari tagli, di mercati che si chiudono. Moore accumula tutte prove contrarie che gli sbatte in faccia… Cioè, li mette nel suo flim, “The big One” perchè con loro direttamente non riesce a parlare. I guadagni, negli Stati Uniti sono stati alti, ma l’avidità delle Corporations lo è ancora di più…. ”Terroristi economici”… li chiama Moore … Spaventano i cittadini per coprire i loro affari sporchi… a Cincinnati denuncia la Procter & Gamble che licenzia migliaia di persone a fronte di 6 miliardi di profitto, lo stesso fa a San Francisco con la Kaiser Permanente e a Minneapolis dove la Pillsbury Company spreca 11 milioni di sovvenzioni per la sua mascotte… Dopo 47 città arriva a Portland e quasi per miracolo riesce a parlare con un amministratore delegato… Gli sbatte in faccia la notizia che farà il giro del mondo… In Indonesia fanno lavorare i bambini nella fabbrica della Nike… Phil Knight balbetta e ammette qualcosa… Moore rilancia… ci sono gli operai disoccupati di Flint… sono disponibili… perchè umiliare l’America a produrre scarpe in mezzo a un regime militare? Knight sorvola e a Flint fa una piccola donazione…cioè un po’ di elemosina…Doveva succedere… Dopo tutti i nemici del popolo e dopo Bowling a Colombine con l’attacco ai fabbricanti di armi e alla proliferazione del male, ormai Moore è pronto ad affrontare il Diavolo in persona … Si chiama Bush e fa il presidente degli Stati Uniti. Il film che gli dedica si chiama Farenheit 9/11, la temperatura a cui brucia la libertà. Perchè nel Vangelo secondo Moore, si parla di Bush che dichiara guerra all’Afghanistan e all’Iraq alleati di Bin Laden il mostro ideatore dell’attentato dell’11/9, ma poi si scopre che in realtàe é proprio lui, il Presidente degli Stati Uniti a essere in affari e molto stretti con Bin Laden… Perché sono consociati entrambi nel Gruppo Carlyle… E vendono, guarda caso, veicoli militari e oleodotti interi all’America che li acquista, guarda caso, per fare guerra all’Irak. Prove su prove e misteriosi viaggi di Sauditi, parenti di Bin Laden e della casa reale che tornano in patria dall’America nei giorni subito dopo l’attentato. Naturalmente quel film non lo volevano fare uscire. La Disney che l’aveva prodotto ommai sembrava una Maddalena pentita… Per fortuna che un po’ per
affari e un po’ per patriottismo un gruppo di volenterosi fra cui Miramax, Ifc films e Lion Gate si coalizzarono e riuscirono a distribuirlo… E’ l’anno 2004, il botteghino crolla sotto gli incassi, ma gli americani al voto scelgono di nuovo Bush…Misteri della mente umana… L’attentato alle Due Torri aveva scatenato paure insicurezze e gli americani avevano paura a cambiare. Per fortuna Michael Moore non si arrende mai comunque vadano le cose. Così rilancia con Sicko nel 2007… Le lacune e la speculazione del sistema sanitario americano stavolta troveranno nel Presidente Obama qualcuno pronto a raccogliere le sue denunce. Adesso, dopo “Capitalism: a Love Story “tutto incentrato sui giochi della finanza e i premi subprime, che hanno finito di deprimere l’economia, stiamo di nuovo in attesa della voce di Michael Moore…C’è sempre bisogno di un po’ di democrazia in più!
A questo indistruttibile, coraggioso Moore, che ci ha avvicinato con ironia e saggezza ai problemi del mondo vogliamo dedicare una ricetta legata al Michigan, il Michigan delle tante battaglie… dove c’è la
Kellog’s… Si chiama “Le Rose del deserto” e sono dolcetti a base dei mitici semi di mais. Somigliano tanto alle formazioni minerali di cristalli di gesso che si formano bellissime e di color giallo ocra nelle terre del deserto.ROSE DEL DESERTO
INGREDIENTI per 25 rosette: 70 grammi di farina 00, 70 grammi di farina di mandorle, 50 grammi di mais in fiocchi (corn flakes), 1 uovo, 90 grammi di burro, 1/2 bustina di vanillina, 1/2 bustina di lievito in polvere 1 pizzico di sale, 80 grammi di zucchero, mais in fiocchi ( corn flakes) per copertura delle rosette in quantità a piacere.
PREPARAZIONE: tagliate il burro a cubetti e ammorbiditelo a temperatura ambiente,poi sbattetelo sino a ridurlo una crema unendovi zucchero, sale e vanillina, quindi seguitando a sbatterlo unite l’uovo e quando il composto è omogeneo, la farina di mandorl e la farina oo setacciata e assieme al lievito. Mescolate con un cucchiaio di legno e unite i corn flakes.Prendete ora una cucchiaiata del composto e fatela rotolare nei corn flakes dedicati alla copertura e proseguite per tutto l’impasto allo stesso modo premendo un po’ con le mani i corn flakes all’impasto stesso. Al termine adagiate le rosette su una teglia foderata con carta da forno,distanziando le rosette perché il cottura si espanderanno. Inseriteli nel forno gia scaldato a 180°C per 10 – 15 minuti poi poneteli a raffreddare su una gratella.Spolverizzate con zucchero a velo e servite. Come tutti i biscotti possono essere conservati in una scatola a chiusura ermetica.