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A Milano è impossibile parlare di sessualità

Da Marypinagiuliaalessiafabiana

La sessualità è un tema a me, ma anche a tutte noi di UAGDC, molto importante. Ne dibattiamo con moltissima influenza più di ogni altro blog femminista, poiché per noi, o almeno per me, una parità che parte dalla sessualità sta alla base di tutto. Abbiamo spesso parlato dell fatto che una donna dovrebbe riappropriarsi del proprio corpo, di come ancora oggi esistono problemi come le mutilazioni genitali, ma  anche guardando alla nostra realtà possiamo assistere alla mutilazione genitale simbolica che subiscono le occidentali, quando la loro sessualità è ridotta alla mera funzione riproduttiva e al dovere (a proposito dott.Puppo ci cita sul suo libro sulla sessualità femminile e lascia un’intervista su La Stampa). 

Mi ricollego a questo tema parlando di un fatto accaduto in una città come Milano che dovrebbe essere almeno più avanti-per ragioni di dimensioni-rispetto ai piccoli contesti che sappiamo tutte più oppressivi e bigotti. Milano, capitale che ogni anno ospita il Mi-Sex, che ha lunghi viali pieni di prostitute dove numerosi padri di famiglia vi si recano a comprare prestazioni anche da ragazzine che potrebbero avere l’età delle proprie figlie e figli, capitale mondiale di click su Youporn, proprio non ne vuole sapere di insegnare ai ragazzi la prevenzione dell’AIDS e delle gravidanze con una semplice installazione di distributori di condom in una scuola.

Accade che durante la Giornata Mondiale contro l’AIDS si era deciso di dare l’opportunità ai ragazzi e ragazze di comprare i profilattici nelle scuole a prezzi più bassi, ma la giunta del centro destra, capeggiata da Guido Podestà, a sorpresa, ha dato via libera a una mozione dell’opposizione a ciò. Anche i genitori insorgono, genitori che si oppongono a parlare di sesso con i propri figli, malgrado più dell’80% degli studenti dichiara di avere la necessità di parlare di sesso dentro le mura della scuola.

E non c’è da stupirsi se tra molti di questi genitori cattolici si nasconda anche chi consuma pornografia, chi va a prostitute, considerando che chi si oppone ad una sessualità responsabile è il pdl. I ragazzi milanesi vogliono che si insegni loro l’educazione sessuale, come comunica l’Unione degli studenti che:

L’educazione alla sessualità deve essere parte integrante della formazione e della nostra crescita a scuola,in quanto rifiutiamo l’idea che l’unico punto di contatto con il sesso al di fuori della sfera personale siano la pornografia o i programmi televisivi nei quali la figura dell’uomo, donna e la sessualità non vengono che stereotipati.”

Di sessualità in Italia non se ne parla ed è proprio per questo che continuano a resistere stereotipi di genere pericolosissimi che nessuno è intenzionato a mettere in discussione.  Possiamo immaginare, in un paese sessista come l’Italia, di che sesso fossero i figli dei genitori che si sono opposti alle macchinette, perché non è difficile immaginare che in Italia il sesso è un problema quando lo affrontano le femmine, come se installare i preservativi fosse un invito a praticare del sesso promiscuo piuttosto che quello di scongiurare il rischio di restare incinte o ammalarsi cosa che dovrebbe far sentire i genitori più tranquilli dal momento che è normale che durante l’adolescenza non si può fare a meno del sesso visto che le pulsioni sono irrefrenabili(sappiamo tutte, poiché ci siamo passate, che sono i genitori delle ragazze a pretendere da loro la verginità o meglio la castità).

Intanto un comunicato dell’A.Ge ci fa sapere che gli studenti italiani vogliono una scuola nella quale si educhi all’affettività, alla sessualità, alla parità di genere e al rispetto di tutti gli orientamenti sessuali. Fenomeni come l’omofobia, le disparità di genere del nostro paese sono  dovute alle mancanze di una scuola  (ma anche di una famiglia) che non è capace o peggio si oppone a fornire nuovi modelli maschili e femminili e di sessualità e dai media che continuano a rappresentare la sessualità femminile, maschile in modo stereotipato ed impari.

Se nel nostro Paese il fenomeno del porno e del cyber-sesso e della discriminazione di genere e di orientamento sessuale è in costante aumento un motivo ci sarà. Il punto sta proprio nel capire che non è concepibile che siano tv, computer e film a dare agli studenti lezioni di sesso. Essi non possono e non devono assolutamente assumere valore formativo. L’installazione di questi famigerati distributori nelle scuole è solo un piccolo pezzo del puzzle, che sarà completo solo nel momento in cui alle studentesse e agli studenti sarà garantita la possibilità di seguire delle vere lezioni di educazione sessuale dietro i banchi di scuola, durante le quali essi siano coinvolti attivamente nella discussione e nella costruzione di una sessualità consapevole“, afferma il Fatto Quotidiano.



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