A nessuna finestra dovrebbe essere negato il cielo

Creato il 10 febbraio 2011 da Andreapomella

Adesso la finestra dell’ufficio è affacciata su una grondaia, un lungo serpente metallico che scende lungo la facciata interna di questo edificio color grigio topo. È la terza volta in pochi mesi che cambio stanza, ma la visuale, da qualsiasi finestra la si consideri, è sempre così penosa. Qui di bello c’è il nido di uccelli che ogni anno a primavera ingentilisce la grondaia, ma per il momento è ancora una piccola sterpaglia vuota. Dalla finestra non si vede il cielo, a nessuna finestra al mondo dovrebbe essere negato il cielo. Tra qualche settimana ci saranno gli uccelli, ma il cielo continuerà a latitare. Mi mancherà, certo, come manca a un ergastolano, e dovrò accettare l’idea che passerò molte ore della giornata senza vedere neppure per un momento le nuvole, ma solo questo cortile interno ristretto e premuto fra due facciate che si fronteggiano. Le persone che hanno occupato questa stanza prima di me hanno dipinto di celeste la parete intorno alle finestre. È il segno di una sofferenza prolungata, di un’angoscia di giorni a cui hanno cercato di porre rimedio con un pennello imbevuto d’azzurro. Dall’altra parte di questo vuoto, invece, ci sono due finestre bordate di rosso. I vetri sono oscurati dalle tende. Gli impiegati che lavorano in quelle stanze chiudono le tende non per discrezione, ma per dimenticare il fatto che durante il giorno anche a loro è negata la vista del cielo. La loro condizione è uguale alla mia. Verranno giorni piovosi, certo, ma io indovinerò la pioggia solo di rimando, non avrò la facoltà di prevederla né di annusarne l’annuncio attraverso l’osservazione delle nuvole. È così che ci vogliono. Ciechi dall’alba al tramonto, castrati di ogni fonte d’ispirazione.


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