Il 23 Gennaio in Germania un settimanale mette a paragone gli stereotipi culturali sfiorando il limite del razzismo: “Siamo sinceri: qualcuno si è meravigliato che il capitano coinvolto nella tragedia della Costa Concordia fosse italiano? Qualcuno riesce ad immaginare che un capitano tedesco o, meglio ancora, uno britannico avrebbero potuto compiere una tale manovra, comprensiva di omissione di soccorso?”, si legge nell’attacco del pezzo firmato da Jan Fleischhauer.
Queste parole hanno suscitato ire soprattutto tra gli italani che vivono e lavorano li da generazioni, a tal punto che l’ambasciatore italiano Michele Valensise si è sentito in dovere di replicare con una lettera pubblica, che si trova integralmente e tradotta dal Fatto, dove si dice “basito e adirato”.
“Gli argomenti di quell’articolo sono per l’Italia tanto offensivi quanto infondati”, spiega l’ambasciatore parlando di “affermazioni così volgari e banali. Nella lettera l’ambasciatore accusa il giornalista di mettere sullo stesso piano “la responsabilità di un singolo individuo e quella di un intero popolo”, solo per “una provocazione gratuita che io, anche in nome dei miei concittadini che hanno espresso il loro sdegno nei confronti dell’articolo, rispedisco al mittente”. “Perché in questa questione vengono tirati in ballo tutti gli italiani?“, si chiede – giustamente – Valensise, ricordando che per uno Schettino (sulla cui colpevolezza si pronuncerà un giudice) c’erano “istituzioni e persone che hanno fatto del loro meglio per salvare vite umane e limitare i danni della tragedia”.
Sulla copertina del settimanale troviamo un titolo che non lascia spazio ad equivoci: “Italiani mordi e fuggi”, traducibile come “italiani codardi”. Secondo loro siamo tutte persone da evitare, un ostacolo allo sviluppo della moneta unica. Loro sì che sono bravi, “con noi certe cose non accadono perché a differenza degli italiani siamo una razza”.
Ma indovinate chi è il giornalista che dirige il settimanale tedesco???
Fa ancora più rabbia scoprire che è italiano Georg Mascolo. Suo padre è nato a Castellammare di Stabia, che dista appena 14 km da Meta di Sorrento, il paese di Schettino.
Che i tedeschi siano una razza superiore lo abbiamo già letto nei discorsi di Hitler. Ricordarlo proprio oggi, giorno della memoria dell’Olocausto, quantomeno è di cattivo gusto. È vero, noi italiani alla Schettino abbiamo sulla coscienza una trentina di passeggeri della nave, quelli della razza di Jan Fleischauer (autore dell’articolo) di passeggeri ne hanno ammazzati sei milioni. Erano gli ebrei trasportati via treno fino ai campi di sterminio. E nessuno della razza superiore tedesca ha tentato di salvarne uno. A differenza nostra, che di passeggeri ne abbiamo salvati 4.200 e di ebrei, all’epoca della sciagurate leggi razziali, centinaia di migliaia. Era italiano anche Giorgio Perlasca, fascista convinto, che rischiò la vita per salvare da solo oltre 5mila ebrei. È vero, noi italiani siamo fatti un po’ così, propensi a non rispettare le leggi, sia quelle della navigazione che quelle razziali. I tedeschi invece sono più bravi. Li abbiamo visti all’opera nelle nostre città obbedire agli ordini di sparare su donne e bambini, spesso alla schiena. Per la loro bravura e superiorità hanno fatto scoppiare due guerre mondiali che per due volte hanno distrutto l’Europa. Fanno i gradassi ma hanno finito di pagare (anche all’Italia) solo un anno fa (settembre 2010) il risarcimento dei danni provocati dal primo conflitto: 70 milioni di un debito che era di 125 miliardi. Ci hanno messo 92 anni e nel frattempo anche noi poverelli li abbiamo aiutati prima a difendersi dall’Unione Sovietica, poi a pagare il conto dell’unificazione delle due Germanie.
Questi tedeschi sono ancora oggi arroganti e pericolosi per l’Europa. Se Dio vuole non tuonano più i cannoni, ma l’arma della moneta non è meno pericolosa. Per questo non dobbiamo vergognarci. Noi avremmo pure uno Schettino, ma a loro Auschwitz non gliela toglierà mai nessuno.