1 novembre 2013 Lascia un commento
Innanzitutto un libro ritrovato e’ sempre un evento e per un autore come Heinlein, l’evento e’ doppio.
Se poi l’inedito e’ il primo scritto, allora l’interesse diventa bibliografico e storico.
L’anno e’ il 1938, Heinlein allora versava in serie difficolta’ economiche e dopo una serie di delusioni cocenti, in primo luogo la politica avendo fallito l’elezione in California tra le fila dei Democratici. La delusione fu duplice quando "A noi vivi" fu rifiutato da diversi editori ma il tempo passava, Heinlein continuo’ a scrivere e altri suoi racconti furono ben accolti e cosi’ il libro resto’ nel cassetto fintato che anni dopo, decise di distruggerlo. Dopo la sua morte pero’ salto’ fuori una copia rimasta in soffitta dentro un baule di un amico e dopo il primo rifiuto della vedova, si arrivo’ ad un accordo per la pubblicazione.
Alla curiosa vicenda si aggiunge la particolarita’ del romanzo anzi del non-romanzo non essendo questo l’intento dello scrittore.
Con la testa e spirito rivolti alla politica, non tradendo l’indole di voler cambiare il mondo e in qualche modo anticipando la tendenza del tenere conferenze, egli raccolse pensieri ed opinioni proponendoli come un racconto di fantascienza invece che farne una conferenza, avvolgendoli nella strana storia di Perry Nelson, che dopo un incidente automobilistico mortale, si svegliera’ inspiegabilmente nel 2086 e con l’aiuto di Diana, una bella ragazza del quale s’innamorera’, imparera’ a conoscere i segreti di una societa’ utopica e realizzata.
Curioso come in quegli anni troviamo Ayn Rand che attraverso la premessa di un testo funzionale al trattato, scrisse "Antifona" per definire all’opposto un futuro distopico, differenze ideologiche che evidentemente fanno gioco all’opposta idea di un socialismo non marxista, non completamente almeno, se avesse dovuto prendere piede.
Cio’ che accade a Perry quindi non e’ altro che uno stratagemma dell’autore per definire delle linee guida, le sue ovviamente, necessarie per un futuro migliore. Ecco quindi la grande rivelazione, il "fascista" Heinlein, come fosse la peggior offesa possibile, che rivela uno spirito inaspettatamente liberal. Personalmente non mi stupisco dal momento in cui solo i molto disinformati o molto stupidi non comprendono l’origine comune di tutti gli "ismi".
Che dire a questo punto. Da sempre contro agli inediti postumi, specie se v’e’ stata la ferma intenzione dell’autore di non pubblicare, sono contento di averlo letto ma rispetto e comprendo benissimo le ragioni per le quali Heinlein distrusse quella che credeva essere l’ultima copia. Heinlein anni dopo dira’ di se stesso "Prima ero un radicale ingenuo, ora sono un radicale realista, un libertario pragmatico…" e in quest’ottica, l’innocenza di "A noi vivi", andava contro la conquistata lucidita’ di pensiero degli anni a venire. Inoltre egli commise la leggerezza di voler prevedere la storia futura, previsione disintegrata dall’avvento della Seconda Guerra Mondiale, ovviamente mai contemplata, cosi come non contemplo’ la guerra fredda e tutto cio’ fu determinante per l’evolversi della Storia mondiale.
Che senso poteva avere quindi anche solo nel 1940, la pubblicazione di un romanzo che guardava 100 anni avanti sbagliando clamorosamente il presente?
Romanzo da annoverarsi tre le sole curiosita’. Come Heinlein avrebbe voluto, continuero’ ad ignorare l’esistenza di questo libro da leggersi solo e soltanto alla condizione di conoscere tutto o molto del grande autore.