Quando due coniugi si separano gli effetti sulla vita familiare presente e futura sono diversi a seconda del modo in cui è gestita la conflittualità: dopo il divorzio è possibile individuare 3 pattern di relazione cogenitoriale.
Il pattern cooperativo riguarda i genitori che si rispettano; riescono a riconoscere il mutamento dei confini e a mantenere una chiara distinzione tra i ruoli, salvaguardano le funzioni genitoriali dagli altri aspetti di conflittualità, mantengono una relazione cooperativa e comunicativa, un dialogo sulle funzioni genitoriali. Non si squalificano quindi reciprocamente e creano in tal modo una famiglia separata competente, armonica, dove il lutto viene elaborato con maggiore semplicità e fluidità, senza dover negare il riemergere di sentimenti di delusione e di rabbia. La maggior parte delle coppie riesce ad arrivare a una ristrutturazione soddisfacente e si separa componendo in tempo il litigio e sottoponendo così al giudice un regolamento condiviso di tutte le questioni.
Il pattern disimpegnato riguarda i genitori che non comunicano tra loro, anche se mantengono entrambi il legame con il figlio: si instaurano genitorialità “parallele” che implicano il minor contatto possibile con l’altro genitore, quindi, ciascuno procederà sulla base delle proprie credenze personali creando una dinamica caratterizzata da mancanza di sincronia e mutualità.
Il senso di famiglia e di fiducia nel “sottosistema” esecutivo da parte dei figli viene però compromesso: vivono in due mondi separati che non sono legati da alcuna forma di comunicazione interparentale. Questo pattern solitamente si verifica in famiglie con figli più grandi o in famiglie separate da anni.
Il pattern ostile riguarda i genitori che mantengono i contatti tra loro, ma in modo ostile, confliggono, si sabotano reciprocamente, soprattutto nelle visite e coinvolgono i figli in conflitti di lealtà, si squalificano ed interferiscono sui contributi dell’altro dando vita ad una cogenitorialità ostile e competitiva. Ciascuno vede l’altro attraverso la griglia pre-formata della relazione che vi ha stabilito e dei limiti che hanno determinato il conflitto e proietta tale percezione anche nella relazione con il figlio: si creano famiglie scismatiche in cui le relazioni con i figli vengono strumentalmente ridotte, sacrificate allo scopo di dimostrare la propria adeguatezza di genitore e di adulto ed il conflitto è centrato sul possesso totale ed esclusivo al fine di eliminare l’altro genitore dalla vita dei figli.
Vi è disaccordo sui rispettivi stili educativi e possono esserci tentativi di imporre il proprio stile personale sull’altro.
Il dramma vissuto dai coniugi è dotato di una forza centripeta così assorbente che tutto il resto di cui era composta la vita di coppia passa in secondo piano e la prima vittima di tale conflitto è la genitorialità: non c’è spazio per dare attenzione ai desideri, alle paure, alle angosce dei figli, al loro bisogno di avere un rapporto affettivo immutato con entrambi, a momenti di ascolto, condivisione e di contenimento.
Bibliografia
FRANCESCATO, D. (1994). Figli sereni di amori smarriti. Milano: Mondadori.
MACCOBY, E.E., BUCHANAN, C.M., MNOOKIN, R.H. & DORNBUSCH, S.M. (1993). Postdivorce roles of mothers and fathers in the lives of their children. Journal of Family Psychology, 7, pp. 24-38.
MCHALE, J.P. (1997). Overt and covert co-parenting processes in the family. Family Process, 36, pp. 183-201.
PARSI, M.R., TORI, M.B., VACCARO, G., LUSARDI, A. & MAGLIETTA, M. (2005). Dove dormono i bambini? L’affidamento condiviso: idee e proposte a confronto. Roma: Edizioni Interculturali.