Partner ufficiale dell’evento è stata Amnesty International, rappresentata da Carmen Cera. “Siamo qui con una rappresentanza di liceali di Caccamo e Termini Imerese impegnati nel progetto “Grazie Lampedusa”. Amnesty International da sempre si è occupata di diritti umani, con lo scopo di combattere la discriminazione intesa come attacco al cuore del principio fondamentale alla base della Dichiarazione universale dei diritti umani.”
Attraverso un breve riassunto delle tappe che hanno riguardato l’Italia e L’Europa è stato spiegato ai giovani come il concetto di razzismo e i fenomeni a riguardo siano stati da sempre presenti nel nostro passato storico. Ancora oggi, per esempio, molti paesini siciliani sono da criticare per il trattamento che riservano ai braccianti stranieri che lavorano sui campi.
L’attenzione è stata posta, inoltre, alla tragedia dello scorso 3 ottobre dove hanno perso la vita 366 persone. Ancora una volta, la mancanza di assistenza , soprattutto lungo il faticoso viaggio che affrontano queste persone in fuga dai loro Paesi d’origine, è stata pagata con la loro stessa vita. I clandestini, così come vengono erroneamente chiamati, scappano da una situazione di pericolo del loro Paese, arrivano qui in Italia e vengono sfruttati e ridotti in condizioni di semi schiavitù con promesse che spesso non vengono mantenute.
Obiettivo del seminario è stato far capire che l’immigrato non è un reietto della società che viene qui per rubare il lavoro ma per costruirsi una nuova vita. Proprio per questo Amnesty International ha curato la campagna ” Ricordati che devi rispondere“, un’agenda di 10 punti con delle richieste sottoposte a 380 candidati, dei quali 117 sono attualmente in Parlamento (87 alla Camera e 30 al Senato).
In occasione dell’incontr, una studentessa di Giurisprudenza, Chiara Martorana, ha recitato una poesia che ha composto, dal titolo “Sogni Infranti”. “La tragedia dello scorso 3 ottobre mi ha fatto riflettere . Noi veramente rispettiamo l’uomo? Persone che sono partite con delle speranze sono arrivate qui come dei numeri, numeri chiusi dentro dei sacchi. Questa vicenda mi ha sconvolta. Vedere tanti sacchi neri, le bare con dei numeri, non importa sen eritrei o somali, erano persone e non meritavano questa fine. Noi dobbiamo curare la dignità della persona altrimenti non è un Paese civile”.