Dalle scogliere e dai moletti, prima o poi capita a tutti di pescare i cefali, pesci dalla forma slanciata ed elegante, non facilissimi da trarre in inganno. Il cefalo è un altro dei pesci comuni dei nostri mari ed è forse la specie più presente lungo le coste italiane siano esse in prossimità o all’interno dei porti, sia lungo le scogliere fino ad arrivare alle spiagge, fra i piedi dei bagnanti. Questo pesce ha una difesa eccellente, all’amo si produce in ammirevoli acrobazie puntando in basso o in alto e contorcendosi come una anguilla, imprimendo strappi alla lenza al limite della rottura. Le acque nelle quali predilige “sguazzare” sono sovente con poca profondità e quindi risentono in modo particolare dei movimenti di marea il cui flusso e riflusso determina la sua maggiore o minore attività. Tutto ciò si verifica anche in presenza di perturbazioni atmosferiche di notevole rilievo, sbalzi di pressione nonché forti colpi di vento.
Una bolognese e… via
La bolognese è la canna maggiormente usata nella pesca in mare da terra e quindi è valida anche per il “nostro” cefalo. La misura può variare dai 5 ai 7metri. Il mulinello da abbinare a questa canna sarà dimensioni mediopiccole, in modo tale da bilanciarsi perfettamente con la canna stessa. Caricheremo la bobina con un nylon dello 0,14 mm (per i principianti meglio uno 0,16/0,18. I più temerari o esperti che dir si voglia possono, al contrario, scendere fino allo 0, 12. In linea generale, però, si adotta questo diametro in presenza di acque particolarmente chiare.
Il finale si attesterà sul diametro 0,10/0,12 e sarà lungo dal mezzo metro, al metro.
Il galleggiante ideale avrà una portata di un grammo e mezzo circa e sarà a forma di fuso, ma vanno bene anche le palline piombate da 3/5 grammi che ci permetteranno lunghi nelle zone più distanti dalla riva.
Pescando con il finale a forcella, vale a dire con due ami legati su due spezzoni di lunghezza diversa, spesso capita di allamare un altro cefalo al secondo amo mentre si sta ricuperando la prima preda. Non solo, ma tantissime volte dietro al pesce in fase di ricupero se ne vedono guizzare e sfrecciare numerosi altri.
Sensibile al… richiamo
Il cefalo o muggine che dir si voglia, è sensibile alla pastura, ma non conviene usarla per tempi lunghi.
E’ molto meglio plasmare con le mani una pallina semidura e di rapido disfacimento di impasto, che presseremo sui piombini che precedono l’amo. E’ chiaro che la durata della pallina sarà quella di una passata in mare e dopo ogni ferrata, sia che il pesce resti allamato sia che ci abbia lasciato con tanto di naso, occorre ripetere l’azione. La lenza perderà un po’ di sensibilità in quanto la pallina costituisce un peso morto ed il galleggiante dovrà essere in grado di sostenere il tutto, ma questa strategia permetterà di richiamare a pochi centimetri dall’esca una bella folla di pesci affamati.
Come si fa la pastura
Vediamo di dare una indicazione sull’impasto da utilizzare, ricavandolo da un amalgama fatto con la polpa di sardine fresche, mollica di pane e aromi vari. Prima di procedere con l’impasto sarebbe bene far bollire le sardine in acqua per assicurare la conservazione in quanto se lasciate crude vanno a male velocemente. Fatto ciò, lavoreremo la carne dei pesci, aggiungendo mollica di pane bagnata, oppure crusca o meglio ancora farina d’arachidi. Mentre si impasta è bene ammorbidire il tutto con un prodotto odorante come l’olio di crostacei , oppure quello della sarda stessa, prodotti in vendita nei negozi di pesca. Alla fine, il composto, va conservato in un secchiello, stando attenti a sigillarlo bene affinché l”odore” che emana non richiami gatti, sorci o altre “bestie” vaganti e striscianti.
Una difesa da campioneA differenza dei pesci molto compressi ai lati come ad esempio la mormora e il sarago, il cefalo per la forma del suo corpo sviluppa una difesa più congeniale alle sue possibilità e che il pescatore deve essere in grado di controllare accortamente.
Perché succede questo?
In alcuni giorni, i cefali ci fanno dannare l’anima: le ferrate si susseguono a ritmo indiavolato e l’amo però, mantiene regolarmente la sua esca intatta. Eppure il sensibilissimo galleggiante che abbiamo inserito ha affondate secche e tremolii significativi. E’ evidente che i pesci sono in movimento frenetico e sovente urtano il nailon della lenza. Chi avrà pazienza e perseveranza rimarrà in pesca attendendo che di tanto in tanto qualche esemplare nella foga del momento… si allami per volere suo o anche per sbaglio.
L’importanza della pasturazione
Il cefalo è uno di quei pesci che hanno bisogno di un certo invito per andare a mensa, ossia gradiscono la pasturazione. Se per pesce di fondo intendiamo una specie che resta in attesa che il pasto le giunga a tiro, allora il cefalo non si può definire tale in quanto il pasto lo va a cercare di continuo, sia sul fondo che nelle sue immediate vicinanze. Il pesce è in costantemente movimento e data la sua natura gregaria quando decide di mordere con convinzione, le catture possono essere molteplici ed avvenire anche in poco tempo. Lui chi è?Il cefalo si presenta con squame argentate e molto brillanti, in linee parallele per tutta l’estensione del corpo. La testa è rotonda e la bocca piccola. Ed è proprio quest’ultimo il motivo che fa impazzire il pescatore in quanto mordicchia l’esca con una certa laboriosità e conseguentemente il ferraggio è difficile. Una sua caratteristica? Vive anche vicino agli scarichi e frequenta volentieri i bassi fondali.
Consigli per i principianti
1) Se la pesca con la pallina di mollica di pane rende sempre, non esitiamo ad adottarla quando c’è un po’ di onda. Certo che non tutte le ferrate daranno un pesce, ma sicuramente si avvertirà un maggior numero di abboccate ed alla fine il bilancio sarà attivo.
2) Bisogna fare attenzione al diametro del nailon è importante nella misura delle conoscenze che si hanno e – perché no – dell’abilità del pescatore.
3) La canna avrà la sensibilità richiesta dall’insieme della lenza, ossia rigida per una montatura pesante, flessibile per quella leggera.
4) L’amo si può scegliere dal n°8 fino al n°20 a seconda della taglia dei pesci che frequentano il nostro tratto di mare.
5) L’esca regina che preferisce questa specie è la tremolina o l’arenicola.
La carne del cefalo è buona da mangiare?
Generalmente la carne di questo pesce è molto apprezzata ma è soggetta a delle attenzioni da parte di chi si appresta a cucinarla. Risulta molto grassa per gli esemplari pescati nei periodi di Luna piena in quanto il cefalo continua a nutrirsi anche di notte, inoltre il suo modo di ciucciare scogli e fondo deve darci delle indicazioni precise sulla bontà stessa dei soggetti. Gli esemplari provenienti dal mare aperto si distinguono nettamente da quelli che stazionano nei porti e nei canali dall’odore della carne, condizionata dagli inquinamenti industriali che degradano ed appestano le acque, tanto che il cattivo odore si avverte già nel momento della pulitura.
E’ vero che il cefalo si pesca anche in acqua dolce?
Il cefalo è un pesce particolarmente dotato di spirito di adattabilità in quanto vive sia nelle acque del mare, sia in quelle salmastre e nelle dolci: gli allevamenti nel Trasimeno, nel Lago di Bracciano, ad esempio, confermano l’eccezionale adattamento di questo pesce. Si pesca anche nel Po e nei numerosi rami del Delta e nei canali che compongono la rete acquea del fiume.
Di Alberto Augusto Costanzo