Con una puntualità degna di miglior causa, ecco scendere in campo i soliti seguaci del giustificazionismo, vero cancro di questo Paese.
Si tratta di persone che, pur di trovare una giustificazione (soprattutto a fatti ingiustificabili, come l’uccisione a sangue freddo di persone inermi), pur di “distinguersi”, non esitano ad assumere posizioni che, più che di anticonformismo, più che originalità, sanno semplicemente di ridicolo.
Secondo Umberto Eco quella che è in corso è una vera e propria guerra.
Non una guerra di religione, ma una guerra con specifici gruppi di persone, terroristi che si servono della religione come di uno scudo.
Quello che però Eco non dice è che si tratta di una guerra atipica, singolare, una guerra asimmetrica, combattuta solo da una parte, quella che l’ha dichiarata.
Non si capisce come si possa da un lato affermare di essere in guerra e dall’altro non rispondere agli attacchi ai quali si è sottoposti, non difendere non solo le proprie idee ma neanche le proprie vite.
Invitare poi, come fanno alcuni cosiddetti intellettuali, a domandarsi “a chi giova?”, mentre le pallottole uccidono tanti innocenti, è qualcosa che sa solo di banale “buonismo”, assolutamente inutile (se non dannoso) in momenti come questi.
Di fronte ad un’emergenza (per esempio, una casa invasa dall’acqua), quel che occorre fare è agire in fretta in maniera efficace per ridurre i danni, non restare fermi a “riflettere” sulle cause, mentre il livello dell’acqua continua a salire.
Solo dopo la fine dell’emergenza avrà senso interrogarsi sulle cause che hanno originato quel disastro ed agire per rimuoverle.
A proposito poi della tanto invocata libertà (in questo caso, la libertà di stampa, la libertà di satira), noto come si usi questo termine senza tener conto che la libertà non è qualcosa di assoluto (come banalmente si è portati a credere), ma una cosa che trova un limite, prima ancora che nelle leggi, nel rispetto di quella degli altri.
Cosa succederebbe se tutti facessero quello che gli va?
E comunque, come si fa a pretendere di far passare gli insulti per manifestazioni di libertà d’espressione?
A me sembra che utilizzare la libertà di stampa, e più in generale la libertà di espressione, come mezzi per provocare, non costituisca un uso particolarmente intelligente di quello che è un importante strumento di veicolazione del pensiero.