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Il Davis del titolo è un classico personaggio coeniano: un amabile loser, un perdente che fronteggia insuccessi in serie, uno che sembra avere la sindrome di Paolino Paperino , dice sempre la cosa sbagliata al momento sbagliato e soprattutto ha la specialità di scegliere sempre la strada sbagliata quando si trova di fronte a un bivio.
E la sua vita da spiantato di bivi ne è stracolma.
Il problema di questo film è che per apprezzarlo appieno bisogna empatizzare fortemente il personaggio di Llewin e nonostante , sia abbastanza facile parteggiare per un perdente come lui , dopo un po' quasi ci si ripensa perchè se errare umano , perseverare è diabolico e Llewin Davis persevera nel compiere errori, uno dietro l'altro.
Se non si riesce ad empatizzare il protagonista, metà del gradimento del film viene meno.
Inoltre occorre avere passione per la musica folk , diciamo per un folk alla Bob Dylan, che a vederlo sembra il nume tutelare del protagonista. Cosa non per tutti i palati perchè per un esibizione trascinante come quella di Mr Kennedy, una canzone che ti rimane in testa anche ben oltre i titoli di coda, ce ne sono altre che faticano a entrare subito nelle grazie dei padiglioni auricolari abituati a ben altre sonorità.
E poi c'è il gatto: una regola aurea, ma non scritta, del cinema , è quella di non fare film in cui ci sono animali che hanno un ruolo importante perchè si finisce sempre e comunque a fargli da spalla.
Ed è quello che succede al pur bravo Oscar Isaac che finisce in più di un'occasione oscurato dall'adorabile micio rosso che riempie la scena anche al posto suo.
Dal punto di vista della scrittura e della regia , possiamo considerare A proposito di Davis un punto di ripartenza ( ironia della sorte, combinazione voluta o meno ) per i Coen che, dopo l'incommentabile sceneggiatura di Gambit, ritornano alle atmosfere di A serious man ( è un caso che anche lì'aleggiava la presenza di un gatto seppure immaginario nel paradosso di Schrodinger) richiamate in un finale che adombra una surreale ciclicità .
Siamo però lontani dalla poesia dei migliori film dei Coen, Llewin Davis non ha la statura dei migliori antieroi coeniani, è uno specialista in false partenze che quasi contagia chi viene a contatto con lui.
Se il personaggio di Llewin è scandagliato a dovere, i numerosi personaggi in cui si imbatte sono figurine monodimensionali usa e getta che non colpiscono più di tanto ( anche una Carey Mulligan che cerca di mostrare la sua abilità canterina) in questo road movie fisico ma soprattutto esistenziale, un viaggio all'interno di un riccioluto cantante folk che cerca di trovare ostinatamente la strada del successo sbattendo continuamente il muso su ogni porta che gli viene sbattuta in faccia.
E non sempre i problemi si risolvono imbracciando una chitarra e cominciando a strimpellarne le corde....
Dai Coen ci si aspetta sempre il meglio e A proposito di Davis non è tra le loro cose più riuscite, anche se a tratti gradevole...
( VOTO : 6 / 10 )
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