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A PROPOSITO DI PRG…LEGGE 18 aprile 1962, n. 167

Creato il 29 luglio 2010 da Sansalvoinpiazza

Disposizioni per favorire l’acquisizione di aree fabbricabili per l’edilizia economica e popolare

1. I Comuni con popolazione superiore ai 50.000 abitanti o che siano capoluoghi di Provincia sono tenuti a formare
un piano delle zone da destinare alla costruzione di alloggi a carattere economico o popolare nonché alle
opere e servizi complementari, urbani e sociali, ivi comprese le aree a verde pubblico.

Tutti gli altri Comuni possono procedere, con deliberazione del Consiglio comunale, alla formazione del piano.

Il Ministro per i lavori pubblici, sentito il parere del Consiglio superiore dei lavori pubblici, può, con
un suo decreto, disporre la formazione del piano nei Comuni che non si siano avvalsi della facoltà di cui
al comma precedente, nonostante invito motivato da parte del Ministro stesso, quando se ne ravvisi la necessità
e, in particolare, quando ricorra una delle seguenti condizioni:

a) che siano limitrofi ai Comuni di cui al primo comma;

b) che abbiano una popolazione di almeno 20.000 abitanti;

c) che siano riconosciuti stazioni di cura, soggiorno o turismo;

d) che abbiano un indice di affollamento secondo i dati ufficiali dell’Istituto centrale di statistica, superiore
a 1,5;

e) nei quali sia in atto un incremento demografico straordinario;

f) nei quali vi sia una percentuale di abitazioni malsane superiore all’8 per cento.

Più comuni limitrofi possono costituirsi in consorzio per la formazione di un piano di zona consortile ai
sensi della presente legge.

La Regione può disporre, a richiesta di una delle amministrazioni comunali interessate, la costituzione
di corsorzi obbligatori fra comuni limitrofi per la formazione di piani di zona consortili.

2. Qualora nel termine di 180 giorni decorrente dalla data di entrata in vigore della presente legge o, nei casi
di cui all’art. 1, terzo comma, dalla comunicazione del provvedimento del Ministro per i lavori pubblici, il Comune
non abbia deliberato il piano, il Prefetto, salvo il caso di proroga concessa dal Ministro su richiesta del comune,
provvede alla nomina di un commissario per la formazione del piano.

Il commissario è tenuto a compilare il piano entro i 180 giorni dalla data del decreto di nomina e a portarlo
entro i successivi 30 giorni a conoscenza del Consiglio comunale.

3. L’estensione delle zone da includere nei piani è determinata in relazione alle esigenze dell’edilizia
economica e popolare per un decennio e non può essere inferiore al 40 per cento e superiore al 70 per cento
di quella necessaria a soddisfare il fabbisogno complessivo di edilizia abitativa nel periodo considerato.

Le aree da comprendere nei piani sono, di norma, scelte nelle zone destinate ad edilizia residenziale nei piani
regolatori vigenti, con preferenza in quelle di espansione dell’aggregato urbano.

Possono essere comprese nei piani anche le aree sulle quali insistono immobili la cui demolizione o trasformazione
sia richiesta da ragioni igienico-sanitarie ovvero sia ritenuta necessaria per la realizzazione del piano.

Ove si manifesti l’esigenza di reperine in parte le aree per la formazione dei piani in zone non destinate all’edilizia
residenziale nei piani regolatori vigenti, o si renda comunque necessario apportare modifiche a questi ultimi,
si può procedere con varianti agli stessi. In tal caso il piano approvato a norma della presente legge costituisce
variante al piano regolatore.

Qualora non esista piano regolatore approvato, le zone riservate all’edilizia economica e popolare ai sensi dei
precedenti commi sono comprese in un programma di fabbricazione il quale è compilato a norma dell’articolo
34 della legge 17 agosto 1942, n. 1150, e successive modificazioni, ed è approvato a norma dell’articolo
8 della presente legge.

I comuni possono comprendere tali zone anche in un piano regolatore soltanto adottato e trasmesso ai competenti
organi per l’approvazione. In tali ipotesi il piano delle zone suddette, approvato con le modalità di cui
al comma precedente, è vincolante in sede di approvazione del piano regolatore.

4. Il piano deve contenere i seguenti elementi:

a) la rete stradale e la delimitazione degli spazi riservati ad opere ed impianti di interesse pubblico, nonché
ad edifici pubblici o di culto;

b) la suddivisione in lotti delle aree, con l’indicazione della tipologia edilizia e, ove del caso, l’ubicazione
e la volumetria dei singoli edifici;

c) la profondità delle zone laterali a opere pubbliche, la cui occupazione serva ad integrare le finalità
delle opere stesse ed a soddisfare prevedibili esigenze future.

5. Il progetto del piano è costituito dai seguenti elaborati:

1) planimetria in scala non inferiore a 1:10.000, contenente le previsioni del piano regolatore, ovvero, quando
questo non esista, le indicazioni del programma di fabbricazione, con la precisa individuazione delle zone destinate
all’edilizia popolare;

2) planimetria in scala non inferiore ad 1:2.000, disegnata sulla mappa catastale e contenente gli elementi di
cui all’art. 4;

3) gli elenchi catastali delle proprietà comprese nel piano;

4) il compendio delle norme urbanistiche edilizie per la buona esecuzione del piano;

5) relazione illustrativa e relazione sulle previsioni della spesa occorrente per le sistemazioni generali necessarie
per l’attuazione del piano.

6. Entro cinque giorni dalla deliberazione di adozione da parte del Consiglio comunale, il piano deve essere depositato
nella segreteria comunale e rimanervi nei dieci giorni successivi.

Dell’eseguito deposito è data immediata notizia al pubblico mediante avviso da affiggere all’albo del Comune
e da inserire nel Foglio annunzi legali della Provincia, nonché mediante manifesti.

Entro venti giorni dalla data di inserzione nel Foglio annunzi legali, gli interesiati possono presentare al Comune
le proprie opposizioni.

Nello stesso termine stabilito per il deposito nella segreteria comunale, il sindaco comunica il piano anche alle
competenti Amministrazioni centrali dello Stato, ove esso riguardi terreni sui quali esistano vincoli paesistici,
artistici o militari o che siano in uso di dette Amministrazioni.

Le Amministrazioni predette devono trasmettere al Comune le loro eventuali osservazioni entro trenta giorni dalla
ricevuta comunicazione.

7. Decorso il periodo per le opposizioni e osservazioni, nonché il termine di trenta giorni di cui all’ultimo
comma del precedente art. 6, il sindaco, nei successivi trenta giorni, trasmette tutti gli atti, con le deduzioni
del Consiglio comunale sulle osservazioni ed opposizioni presentate, al provveditore regionale alle opere pubbliche.

8. I piani sono approvati dal provveditore regionale alle opere pubbliche, sentita la sezione urbanistica regionale,
se non comportano varianti ai piani regolatori vigenti e se non vi sono opposizioni od osservazioni da parte delle
Amministrazioni centrali dello Stato.

Qualora il piano comporti varianti al piano regolatore ovvero vi siano opposizioni od osservazioni da parte dei
Ministeri di cui al comma che precede, il provveditore regionale alle opere pubbliche, riscontrata la regolarità
degli atti, li trasmette, entro trenta giorni dal ricevimento, al Ministero dei lavori pubblici con una relazione
della sezione urbanistica regionale. In tal caso i piani sono approvati dal Ministro per i lavori pubblici, sentito
il Consiglio superiore dei lavori pubblici.

Con gli stessi provvedimenti di approvazione dei piani di cui ai due commi precedenti sono decise anche le opposizioni.

Il decreto di approvazione di ciascun piano va inserito per estratto nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica
ed è depositato, con gli atti allegati, nella segreteria comunale a libera visione del pubblico.

Dell’eseguito deposito è data notizia, a cura del sindaco, con atto notificato nella forma delle citazioni,
a ciascun proprietario degli immobili compresi nel piano stesso, entro venti giorni dalla inserzione nella Gazzetta
Ufficiale.

Le varianti che non incidono sul dimensionamento globale del piano e non comportano modifiche al perimetro, agli
indici di fabbricabilità ed alle dotazioni di spazi pubblici o di uso pubblico, o costituiscono adeguamento
delle previsioni del piano ai limiti ed ai rapporti di cui all’articolo 17 della legge 6 agosto 1967, n. 765, sono
approvate con deliberazione del consiglio comunale. La deliberazione diviene esecutiva ai sensi dell’articolo 3
della legge 9 giugno 1947, n. 530.

9. I piani approvati ai sensi del precedente art. 8 hanno efficacia per dieci anni dalla data del decreto di approvazione
ed hanno valore di piani particolareggiati di esecuzione ai sensi della legge 17 agosto 1942, n. 1150.

Per giustificati motivi l’efficacia dei piani può, su richiesta del Comune interessato, essere prorogata,
con decreto del Ministro per i lavori pubblici, per non oltre due anni.

L’approvazione dei piani equivale anche a dichiarazione di indifferibilità ed urgenza di tutte le opere,
impianti ed edifici in esso previsti.

L’indicazione nel piano delle aree occorrenti per la costruzione di edifici scolastici sostituisce a tutti gli
effetti la dichiarazione di idoneità preveduta dall’art. 8 della legge 9 agosto 1954, numero 645.

Le aree comprese nel piano rimangono soggette, durante il periodo di efficacia del piano stesso, ad espropriazione
a norma degli articoli seguenti, per i fini di cui al primo comma dell’art. 1.

10. I Comuni ed i Consorzi, di cui all’art. 1, ultimo comma, possono riservarsi l’acquisizione, anche mediante
esproprio, fino ad un massimo del 50 per cento delle aree comprese nel piano, e sono autorizzati a cederne il diritto
di superficie o a rivenderle, previa urbanizzazione e fatti salvi i diritti dei proprietari, a norma del successivo
art. 16, ad enti o privati che si impegnino a realizzare la costruzione di case economiche o popolari.

Il prezzo di cessione deve essere determinato sulla base del prezzo di acquisto o dell’indennità di esproprio,
maggiorato delle spese sostenute per la realizzazione degli impianti urbanistici, tenendo conto, inoltre, della
destinazione e dei volumi edificabili.

Le rimanenti aree edificabili possono essere richieste per la costruzione di case popolari:

a) dallo Stato, dalle regioni, dalle province e dai comuni;

b) dall’Istituto nazionale per le case agli impiegati dello Stato e dagli Istituti autonomi per le case popolari;

c) dall’I.N.A.-Casa;

d) dalle Società cooperative per la costruzione di case popolari a favore dei propri soci;

e) dall’Istituto nazionale di previdenza dei giornalisti italiani;

f) dagli enti morali, dagli enti e dagli istituti che costruiscono case popolari da assegnare in locazione o con
patto di futura vendita, non aventi scopo di lucro.

Gli enti indicano al sindaco o al presidente del Consorzio le aree che intendono scegliere e l’entità delle
costruzioni che sulle stesse intendono eseguire, entro il mese di novembre di ogni anno.

11. Entro il primo bimestre di ogni anno, in relazione al fabbisogno di aree per le costruzioni da parte degli
enti indicati nel precedente articolo 10 e per i servizi di carattere generale di cui al successivo art. 19, tenendo
conto delle aree già prescelte dal Comune o dal Consorzio per l’esecuzione del proprio programma e per l’utilizzazione,
ai fini del primo comma dell’articolo 10, delle aree di cui all’art. 16, sulle quali i proprietari abbiano richiesto
di costruire in proprio case popolari, viene compilato, tenendo conto dell’esigenza del coordinato utilizzo delle
aree, l’elenco delle aree che si intendono acquistare o espropriare da parte degli enti stessi.

Nel caso di piano comunale, l’elenco è compilato da una Commissione presieduta dal Sindaco e composta:

a) di due consiglieri comunali, di cui uno di minoranza;

b) del capo dell’Ufficio tecnico comunale;

c) dell’ingegnere capo dell’Ufficio del genio civile o di un suo delegato;

d) del presidente dell’Istituto autonomo provinciale per le case popolari o di un suo delegato;

e) di un rappresentante dell’I.N.A.-Casa.

Nel caso di piano consorziale, la composizione della Commissione rimane invariata, per quanto riguarda le lettere
c) d) ed e). I membri di cui alle lettere a) e b) si ripetono per ciascun Comune, aderente al Consorzio. Il presidente
di questo presiede la Commissione.

Potranno essere sentiti gli enti indicati nell’art. 10.

12. L’indennità di espropriazione delle aree è determinata dall’Ufficio tecnico erariale nei modi
previsti dall’articolo 13 della legge 15 gennaio 1885, n. 2892.

L’Ufficio tecnico erariale comunica al prefetto ed al sindàco l’indennità fissata.

In aggiunta all’indennità, è contemporaneamente corrisposta al proprietario espropriato, per ogni
anno e frazione di anno calcolata ad anno intero compresi tra la data di approvazione del piano e la data del decreto
di esproprio, una somma pari al 2 per cento dell’importo medio degli indennizzi o, mancanza, dei prezzi di acquisto,
rispettivamente liquidati o pagati, per metro quadrato, per le espropriazioni o gli acquisti effettuati nella zona,
ai sensi della presente legge, in ciascuno di tali anni o frazioni di anno.

13. Il Prefetto comunica la richiesta di espropriazione e la indennità determinata ai proprietari interessati
i quali entro il perentorio termine di trenta giorni possono dichiarare di essere disposti ad un accordo bonario
sull’indennità stessa. Tale dichiarazione è dal Prefetto comunicata all’ente al quale l’area è
stata destinata.

14. Qualora nel termine indicato nell’art. 13, non sia intervenuta dichiarazione di accordo bonario o questo non
sia stato seguito dall’atto di cessione, il Prefetto, ricevuta la prova dell’avvenuto deposito dell’indennità
di espropriazione in misura pari a quella indicata nell’art. 12, emette immediatamente il decreto di espropriazione.

Qualsiasi contestazione concernente l’indennità di espropriazione non interrompe il corso della espropriazione
stessa e non ne impedisce gli effetti. L’azione giudiziaria deve essere proposta, a pena di decadenza, entro trenta
giorni dalla data di notificazione del decreto di espropriazione.

15. Le azioni di rivendicazione, di usufrutto, di ipoteca, di diretto dominio e, in genere, ogni altra azione esperibile
sulle aree soggette ad espropriazione non possono interrompere il corso di questa né impedirne gli effetti.

Pronunciata l’espropriazione, tutti i diritti dei terzi, compresi quelli di uso civico si trasferiscono, ad ogni
effetto, sulla indennità di espropriazione.

16. I proprietari delle aree comprese nei piani approvati ai sensi della presente legge e non destinate nei piani
stessi agli usi previsti dall’articolo, 4, lettere a) e c), possono, entro il mese di novembre di ogni anno, presentare
domanda al sindaco di costruire direttamente, sulle aree stesse, fabbricati aventi caratteristiche di abitazione
di tipo economico o popolare.

Il sindaco concede la licenza di costruzione su parere conforme della Commissione di cui all’art. 11, richiesto
ai fini del coordinato utilizzo delle aree comprese nei piani, e sempre che non sussistano prevalenti esigenze
degli enti indicati nell’art. 10.

I progetti debbono essere preventivamente approvati dall’Ufficio del genio civile, al quale spetta di accertare
che le costruzioni siano di tipo economico o popolare.

Le spese per le opere di urbanizzazione primaria, di cui all’articolo 4 della legge 29 settembre 1964, n. 847,
sono a carico dei proprietari, in proporzione al volume edificabile consentito, e devono essere rimborsate al Comune
all’atto della concessione della licenza edilizia.

Il Comune ha la facoltà di affidare l’esecuzione delle opere stesse ai proprietari, con le modalità
e per l’importo di spesa relativo da stabilirsi in sede di stipulazione della convenzione prevista all’articolo
18, quarto comma.

Nella convenzione sopracitata è, inoltre, determinata la quota delle spese relative alle opere di urbanizzazione
secondaria, posta a carico dei proprietari, in proporzione al volume edificabile consentito.

17. I proprietari che si avvalgono delle disposizioni dell’art. 16 devono iniziare le costruzioni entro centoventi
giorni dalla data di comunicazione dell’ottenuta licenza e ultimarle entro il biennio dall’inizio della costruzione.

L’accertamento dell’inizio e della ultimazione delle costruzioni è effettuato dagli Uffici del genio civile.

Qualora le costruzioni non siano iniziate nel predetto termine di centoventi giorni, le aree relative sono destinate
ad acquisti od espropriazioni secondo le norme della presente legge, ma il prezzo di acquisto o l’indennità
sono corrisposte al proprietario con una riduzione del 10 per cento a titolo di penale.

L’ammontare della penale è versato al Comune direttamente dall’acquirente o espropriante ed è impiegato
dal Comune per l’acquisto o l’esproprio delle aree a norma della presente legge e per l’esecuzione delle aree di
cui al successivo art. 19.

Qualora i lavori siano stati iniziati ma non ultimati nei termini di cui al primo comma del presente articolo,
il Ministro per i lavori pubblici promuove l’espropriazione della costruzione per completarla e destinarla alle
categorie di cui alla legge 9 agosto 1954, n. 640.

Il prezzo di espropriazione della parte costruita non può superare l’ammontare dell’indennizzo calcolato,
per l’espropriazione dell’area, ai sensi dell’articolo 12, oltre, per le eventuali addizioni, la minor somma tra
lo speso ed il migliorato.

I termini di cui al primo comma del presente articolo possono essere congruamente prorogati dalla Commissione di
cui all’art. 11, qualora si tratti di costruzione destinata ad alloggi del proprietario dell’area e per la quale
il proprietario stesso abbia fatto richiesta di fruire dei benefici di cui alle leggi vigenti sull’edilizia economica
o popolare.

Le disposizioni del presente articolo si applicano anche per le costruzioni effettuate sulle aree cedute dai comuni
a norma del primo comma dell’art. 10.

18. L’Ufficio del genio civile esercita la vigilanza sulle costruzioni di cui agli artt. 16 e 17 per assicurarne
la rispondenza alle norme della presente legge: qualora ne constati l’inosservanza ordina l’immediata sospensione
dei lavori, con riserva dei provvedimenti necessari per la modifica delle costruzioni.

In caso di contravvenzione all’ordine di sospensione si applicano le sanzioni prevedute dall’art. 41, lettera b),
della legge 17 agosto 1942, n. 1150, e successive modificazioni.

La dichiarazione di abitabilità dei fabbricati di cui al presente articolo è rilasciata previa presentazione
al Comune di un certificato dell’Ufficio del genio civile attestante che la costruzione eseguita è conforme
al progetto vistato ai sensi del primo comma.

Per i primi dieci anni dalla data del rilascio della dichiarazione di abitabilità, gli alloggi di cui è
ammessa la costruzione a norma dell’articolo 16 possono essere dati in locazione per un canone annuo stabilito
in apposita convenzione con il Comune e rapportato al costo di costruzione dell’alloggio più le corrispondenti
quote del valore dell’area, nella misura determinata dall’Ufficio tecnico erariale ai sensi dell’articolo 12, e
dell’importo delle spese per le opere di urbanizzazione primaria, a carico del proprietario ai sensi dell’articolo
16, ultimo comma. Il costo di costruzione dell’alloggio e l’importo delle opere di urbanizzazione primaria sono
stabiliti nella stessa convenzione, la quale deve essere stipulata con il Comune prima della concessione della
licenza edilizia. La convenzione deve essere trascritta a cura del proprietario ed è ammessa ai benefici
dell’articolo 20, primo e secondo comma.

19. I comuni sono obbligati a provvedere, con priorità rispetto ad altre zone, alla sistemazione della rete
viabile, alla dotazione dei necessari servizi igienici e all’allacciamento alla rete dei pubblici servizi delle
zone incluse nei piani, utilizzate dagli enti pubblici istituzionalmente operanti nel settore dell’edilizia economica
e popolare e da cooperative edilizie.

20. Salve le agevolazioni tributarie consentite dalle vigenti disposizioni, gli atti di acquisto o di espropriazione
di cui agli artt. 13 e 14 della presente legge sono sottoposti a registrazione a tassa fissa e le imposte ipotecarie
sono ridotte al quarto.

Gli onorari notarili sono ridotti alla metà.

Qualora le aree acquistate o espropriate non possano, per qualsiasi ragione, essere utilizzate dagli enti per i
fini della presente legge o siano lasciate senza uso per un periodo di cinque anni dall’acquisto, si incorre nella
decadenza dai benefici fiscali previsti dal presente articolo.


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