A quanto pare ci si rivedrà in libreria.
Sì perché, sebbene io mi sforzi di non interessarmi alla pubblicazione dei miei romanzi per non accumulare inutile frustrazione da rifiuto e disorientamento da labirinto del nonsense editoriale, grazie al cielo ho un’agente letteraria talmente perversa da passare parte del suo tempo a tormentare i responsabili delle varie collane di narrativa italiana, stimolandoli con bunga-bunga intellettuali e verbosissime arringhe da venditrice di tappeti per convincerli ad acquistare i diritti delle mie opere.
Così “La sofferenza è gratis” (confidenzialmente abbreviato in un semplice “La sofferenza”), il mio secondo romanzo, completato quasi tre anni or sono e saltato da una scrivania all’altra come neanche Raffaella Fico nei letti dei potenti, sarà dato alle stampe dalla casa editrice milanese Zero91, e dovrebbe arrivare nei negozi (nonché al primo posto della classifica dei bestsellers, ovviamente) tra la fine del 2011 e i primissimi mesi del 2012.
Per il momento non darò grandi anticipazioni su trama, personaggi e contenuti (piuttosto superflue visto e considerato che, a forza di girare per case editrici, il libro è già stato in mano ad almeno un quarto del popolo leggente italiano), e rimando le piccole noccioline di anteprima ai prossimi mesi, quando il progetto sarà qualcosa di più che non due firme su un contratto e comincerà a prendere una forma concreta.
Anche perché, come si conviene a un imbrattacarte che si rispetti, la mia mente è già altrove, immersa appieno nell’ossessione di una nuova storia che scalpita per essere partorita.
Se è vero che per uno scrittore i romanzi già scritti sono un po’ come dei figli, mi sembra giusto non cadere nell’errore tipico del cattivo genitore italiano, e preferisco quindi evitare di continuare a tenermi le mie creature addosso ripetendomi quanto siano belle e uniche; al contrario, mi sembra più sano lasciare che si allontanino da me il prima possibile, e permettere loro di percorrere la strada a cui sono destinate (qualunque essa sia) senza renderle vittime delle mie angosciate e angoscianti aspettative.
Se un libro è davvero valido (e non posso dire con certezza che il mio lo sia), non appena esce dal cassetto ed entra in libreria smette di essere del suo autore e diventa altrui.
Io, perciò, posso solo augurarmi che diventi altrui anche La Sofferenza.