A quattro anni dal disastro di Fukushima, avvenuto l’11 marzo 2011, Greenpeace ha stilato il bilancio ambientale. L’incidente venne classificato dall’Agenzia internazionale per l’energia atomica al grado 7, il massimo grado della scala, prima raggiunto solo dal disastro di Cernobyl.
(leganerd.com)
Greenpeace, ecco il bilancio ambientale del disastro di Fukushima. Residui radioattivi in 54 mila diversi siti all’interno della Prefettura di Fukushima, inclusi parcheggi e parchi pubblici, rifiuti atomici per 15-28 milioni di metri cubi e un consumo di 300 tonnellate d’acqua al giorno per raffreddare il nocciolo e il combustibile fuso in tre reattori a cui ne vanno aggiunte altre 3/400 tonnellate di sotterranee, che passano quotidianamente dal sito e si contaminano e oltre 300 mila tonnellate di acqua contaminata che avrebbe dovuta essere trattata dalla Tepco entro marzo, ma la cui scadenza è stata spostata a maggio.
Il dramma delle oltre 120mila persone che, dopo quattro ani, non sono ancora tornate a casa. “Oltre 150 mila persone – ricorda Greenpeace – furono costrette ad abbandonare le loro case per sfuggire alla contaminazione radioattiva. Di queste, 120 mila non hanno ancora fatto ritorno a casa e il processo di decontaminazione sembra non aver fine, perché le montagne coperte di foreste e i fiumi rilasciano continuamente radioattività che raggiunge zone in precedenza decontaminate”.
L’emergenza maggiore è rappresentata dal trattamento delle acque radioattive. “La TEPCO – spiega Giuseppe Onufrio, direttore esecutivo di Greenpeace Italia – deve ridurre il volume d’acqua di falda che entra nel sito di Fukushima. L’idea dei tecnici è di costruire un muro di ghiaccio lungo un chilometro e mezzo attorno al sito, per ridurre di un terzo la quantità di acqua radioattiva che viene rilasciata nell’oceano. Il muro dovrebbe resistere sei anni, fino a quando i noccioli dei reattori saranno stati sigillati. L’efficacia di quest’operazione, mai tentata prima, anche secondo alcune fonti ufficiali è tutta da capire e rappresenta l’assurdità della situazione a Fukushima, destinata a durare decenni”.
Greenpace ricorda infine che nonostante il progressivo arresto di tutti i 48 reattori giapponesi (che coprivano circa il 30% della produzione elettrica) non si è mai registrato finora alcun blackout. Al contrario si è assistito a interventi massici di efficienza energetica e a un’espansione significativa delle rinnovabili. (ANSA)