Non ho mai portato occhiali in vita mia fino a quando il gesto di allontanare le etichette dei prodotti o altri testi scritti in piccolo per capire cosa ci fosse scritto, visto che il contenuto non mi era più evidente, ha reso però evidente anche a me – oltre a chi mi consigliava una visita oculistica – che ormai avevo traguardato il punto di non ritorno della presbiopia senile.
La prima difficoltà da superare era quella della scomodità di un accessorio da indossare, e chi non porta bracciali o collane sa di cosa parlo. Uno strumento da tenere tutto il tempo appoggiato sul naso – e che naso – per me è fuori discussione. Non ho mai portato nemmeno occhiali da sole, per lo stesso motivo, tanto mi danno fastidio. Lo smacco è stato anche sul fronte estetico. Visti addosso agli altri non sono nemmeno male, poi c’è tutta una letteratura sulle montature in un modo o nell’altro, ciò non toglie che il preconcetto di protesi è difficile da superare e non è il caso che mi ricordiate che è un modo di pensare da ignorante e zotico.
E non dovete nemmeno pensare che non voglia accettare l’età che avanza e tutte le conseguenze che ciò comporta al nostro corpo. Non è certo il disfacimento fisico la cosa che mi dispiace di più della vecchiaia, piuttosto la sempre più scarsa resistenza allo stress. A voi non capita? Non ho più trent’anni nemmeno sul lavoro, quando tiravo otto ore di problem solving e anzi facevo straordinari, notti e weekend per rispettare scadenze, soddisfare clienti e garantire fatturato ai miei datori di lavoro. Ora mi perdo per un nonnulla, se qualcuno alza la voce mi si blocca il respiro e non riesco a rispondere, ho la pressione alta e mi vengono le scalmane a una certa ora del giorno, un campanello d’allarme che mi ricorda che è meglio spegnere il pc. Ma qui gli occhiali aiutano ben poco.
Comunque alla fine li ho messi – ormai sono diversi mesi, anzi, quasi un anno. Un bel modello di Ray Ban grigi con lenti da lettura, ma non vi nascondo la delusione. Mi aspettavo chissà quale tecnologia e invece altro non sono che lenti d’ingrandimento come quelle che usavo per gioco da bambino per la mia raccolta di francobolli. Non so dirvi che cosa mi aspettassi, probabilmente tutte queste dicerie sui Google Glass ci hanno fatto perdere il senso delle cose.
Ma dall’altro lato mi hanno dato un soddisfazione inaspettata, e cioè che quando distolgo l’attenzione dal libro o dallo schermo del computer e mi guardo intorno fanno sembrare tutto più grande. Lo smartphone con lo schermo da 5 pollici sembra un phablet e mi fa sentire più ricco. Le mani delle altre persone hanno la grandezza di quelle di Gianni Morandi. Succedono anche cose divertenti. Ieri mattina, mentre leggevo in treno, con la coda dell’occhio vedevo l’uomo di fronte a me con una pancia gigantesca che però, senza occhiali, era assolutamente nella norma quanto la mia. La sua collega, che sedeva al suo fianco, sembrava avere una sesta abbondante di reggiseno e la cosa strana è che, in questo caso, anche se non mi sono potuto soffermare troppo su quel particolare per non sembrare poco discreto, le dimensioni a occhio nudo erano comunque abbondanti.
Mi sono anche adattato a fare quella smorfia con cui si inclina il capo, si lasciano scivolare di poco gli occhiali lungo il setto nasale e si stringono gli occhi sopra la montatura quando si guarda lontano, proprio come fanno i nonni che leggono il giornale al circolo, avvertono che si aperta la porta e controllano che stia entrando qualcuno di valido per poter iniziare a giocare a carte.