A Roma detta legge la “pistola coatta”

Creato il 25 dicembre 2011 da Nottecriminale9 @NotteCriminale
Alessandro Ambrosini

La realtà è che gli omicidi, le gambizzazioni e quant’altro hanno radici diverse e modus operandi comuni. Di omicidi legati alla grande criminalità se ne possono annoverare pochi e quello di Simmi ne è l’elemento più rappresentativo, per modalità e recidività nel perseguire l’obbiettivo. 
Per quanto riguarda omicidi e ferimenti, legati a una lotta tra bande o clan per la conquista o il mantenimento di una piazza di spaccio, il numero sale. Il numero sale tra i feriti o tra i fortunati che non sono morti. Perché il dato allarmante è anche questo. 
Quanti dei feriti dovevano rimanere realmente vivi dopo gli agguati ? Dopo il clan Senese, di cui abbiamo abbondantemente parlato e continueremo a farlo, il comando di certe zone è vacante o almeno non ha una presenza talmente forte da calmare le situazioni di scontro. 
L’aspetto che nessuno vuole riconoscere è che siamo davanti a un cambio di marcia nel mondo del crimine e di chi delinque. Sono lontanissimi i tempi di Rugantino e dell’uso dei pugni o del “cortello” per dirimere le questioni. 
Oggi è la “pistola coatta” che detta legge e crea gerarchie. Soprattutto in certi ambienti criminali, di basso livello, dove la parola d’ordine ha l’odore della polvere da sparo. 
 Le “pistole coatte” vivono tra i malviventi fuori dai bar, dentro le sale scommesse, nelle sale giochi o fuori dal Monte dei Pegni. 
Le pistole coatte non sono precise, non sono professionali. Sparano tre, quattro colpi per centrare l’obbiettivo. Non sono fortunatamente quasi mai mortali, più per mancanza d’esperienza che per volontà. 
Questo è il vero pericolo di oggi. Un plotone di nuovi apprendisti della calibro 9 che vogliono scalare i gradi delinquenziali a “botte”, come si dice a Roma.
  La crisi ha cambiato non solo la vita degli italiani “brava gente”, ma anche del criminale piccolo o grande che sia. 
Ha cambiato la vita degli usurai che con la stretta sui controlli ai conti bancari ha aumentato il rischio di tracciabilità di operazioni bancarie sospette. La crisi ha fatto crollare le aspettative degli spacciatori al dettaglio, che devono pagare i carichi dati in conto vendita a chi problemi nell’eliminarti non ne ha. 
Oggi di florido c’è la manovalanza, che trovi tra i giovani e i meno giovani. La stessa che, in una città di quattro milioni di abitanti, con due milioni di pendolari, con le esigue forze dell’ordine che girano per i quartieri si considera protetta dalla giustizia tra i palazzoni formicaio e quindi nella possibilità di delinquere impunemente. 
La risposta a certe domande viene sempre dalla lettura della situazione economico sociale di un paese. 
E non basterà certo l’occhio del grande fratello da 700.000 euro, che si appresta ad essere installato, a preoccupare i nuovi e vecchi operatori del crimine.

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