A Roma. Ender Güzey, Nato dal fuoco

Creato il 28 maggio 2012 da Istanbulavrupa

(così recita il comunicato stampa: chi ci va e poi ci racconta?)

Mostra dell’artista turco Ender Güzey
A cura di Gino Rossi – Testo critico di Gianni Garrera

Sede mostra : Palazzo della Cancelleria, Piazza della Cancelleria 1, Roma
Inaugurazione : giovedì 31 maggio 2012, ore 18.00
Periodo espositivo : 1-17 giugno 2012 (orario 10-13/14-20 chiuso domenica)

In occasione del 40° anniversario di attività espositiva dell’artista turco Ender Güzey, si inaugura giovedì 31 maggio 2012 alle ore 18.00, presso il Palazzo della Cancelleria a Roma, la mostra curata da Gino Rossi dal titolo “Nato dal Fuoco”. Realizzata con il sostegno dell’Ambasciata della Repubblica di Turchia presso la Santa Sede e con la collaborazione dell’Ufficio Cultura e Informazioni dell’Ambasciata di Turchia, la mostra presenta un percorso visivo e simbolico dell’ultima produzione artistica del turco Ender Güzey, nato ad Istanbul nel 1951.

Forte, in tutta la sua produzione, è il tema del mito e delle metamorfosi, ovvia conseguenza riflessa delle sue origini turche cariche di storia, di miti e di leggende. Non si deve dimenticare che il Bosforo, lo stretto su cui poggia Istanbul, pare derivi dalla mitologia greca. La città di Troia, narrata da Omero nel poema dell’Iliade, è una antica città dell’Asia Minore all’entrata dell’Ellesponto, ovviamente in Turchia.

Come De Chirico nato a Volos in Grecia percorre il suo cammino iconografico con un continuo rimando alla classicità, Ender Güzey non può prescindere dall’influenza che il mito e le metamorfosi hanno esercitato nell’ispirazione della sua poetica. Güzey predilige le fasi originarie in cui gli dei vagavano senza patria e il grande Zeus, ancora prima dell’evoluzione antropomorfa e dell’ammaestramento sacerdotale, veniva raffigurato come una bestia, un essere totalmente animalesco. In Güzey gli dei olimpici sono regrediti alla razza animale, abitano la terra ma in posti lontani dalla civiltà.

Le opere presentate in questa mostra emergono come sagome solenni distribuite nello spazio. La disposizione delle figure non è gerarchica, eppure vengono isolati dei nuclei narrativi. Anche se vi è una deliberata sommarietà nella raffigurazione, le figure non sono sbozzate, ma modellate, senza mai perdere di vista la naturalezza della configurazione.

Attraverso la memoria di un oriente ellenistico dal disegno rigidamente contornato che si isola dallo sfondo, le immagini emergono dallo spazio, prendendo alimento prospettico dal fondo neutro da cui assumono rilievo. Il fondo non contiene elementi paesaggistici, ma tende ad essere uniforme, astratto e a divenire così un supporto potente. La resa delle sue figure, alla maniera di idoli o di totem, li rintraccia nella pittura rupestre, ma è solo una fase preparatoria, in attesa di quando la figura diverrà calligrafica. Nella sua totalità la mostra ha quasi il compito di simulare tappe o frammenti di fregio di ellenica memoria.

La figura di Güzey assume essenzialità e solennità attraverso la propria silhouette; il contorno è tutta la sua fisicità, che serve alla sintetica resa calligrafica della potenza. La tecnica usata è una sorta di campitura ottenuta per combustione uniforme del materiale. Si produce un bassorilievo che non ha intagliato un materiale, ma lo ha ritagliato, pertanto assume l’aspetto dinamico di un altorilievo, con una tecnica scultorea in cui le figure modellate si staccano dal piano di fondo. Nella scala della rappresentazione, Güzey riesce nella sintesi di operare una stilizzazione che non diviene mai schematismo o pura simbolicità, perché il rapporto con lo spazio ed il materiale adottato garantiscono volume, plasticità ed energia alle figure, senza bisogno di indugiare in nessun approfondimento anatomico.



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