Eccoci, ci risiamo! Dopo qualche incontro clandestino organizzato per mantenere vivi i contatti, il gruppo dei pastaioli del lunedì si è riunito per proseguire la nostra erudizione culinaria partecipando a un nuovo corso di cucina. Questa volta abbiamo acquisito tecniche e ricette per la preparazione di tre menu con piatti tipici della tradizione contadina. E non c’è tradizione migliore se non quella di affidarci alle mani del nostro chef preferito :-)
Una delle poche certezze che ho appreso in merito alla cucina contadina è che nonostante gli ingredienti siano pochi e semplici, il piatto che ne viene fuori è di tutto rispetto. Certo, gli intingoli preparati da Bruno erano strepitosi anche solo a vedersi… chissà se a causa o per merito della famigerata “lacrima d’olio” che accompagnava ogni ricetta ;-) Ad ogni modo, in caso di dubbio è sufficiente fare un uso smodato di aglio, cipolla, scalogno e compagnia, nonché ricorrere a tutti i legumi che vi vengono in mente per dar vita a piatti gustosi (ma sostanziosi) dall’autentico sapore contadino.
Come i primi piatti che si sono avvicendati nelle tre serate del corso, ottimi in tutti i sensi e da riproporre a casa al più presto: la zuppa con il soffritto e i fagioli; il riso d’oro (da un’antica ricetta rinascimentale); e la pasta all’ortolana, di gran lunga la mia preferita. O come il pollo alla cacciatora, la rana pescatrice con patate e olive e il coniglio della domenica, che Bruno ha presentato come secondi piatti tipici della tradizione romagnola. Il tutto accompagnato da strepitosi contorni – più o meno elaborati e più o meno veloci da preparare, ma sicuramente di grande appeal – quali i famosi brusadén o bruciatini (che non vedo l’ora di preparare non appena arriveranno i primi radicchi di campo!); i sorprendenti fagiuoli alla guisa d’uccellini; e l’intrigante assolutamente-da-rifare tortino di petonciani, ovvero melanzane. Solo gli antipasti non sono riusciti a convincermi, ma non per una qualsivoglia mancanza dello chef… semplicemente perché gli ingredienti base non incontrano per niente i miei gusti personali. Ancorché largamente apprezzati dai miei colleghi di corso, i crostini di fegatini di pollo non credo troveranno spazio sulla mia tavola, così come difficilmente vi compariranno le sarde marinate :( Una possibilità, invece, voglio darla all’insalata croccante di arance e cotechino: non che io mangi il cotechino, ma l’idea fornita da Bruno per il recupero del cotechino che avanza è di certo interessante. Mi hanno convinto al 100%, invece, i dolci e i dessert che hanno accompagnato le nostre serate a tema. Non dolcissima, la crema romagnola integrale alla cannella è qualcosa di fenomenale, adatta a concludere qualsiasi tipo di menu. Interessante anche la torta di miglio, preparata in base a un’antica ricetta emiliana, che ben si sposa con un frizzante brachetto in ogni periodo dell’anno. Divine e all’apparenza facili da ricreare le pere all’alchermes, davvero l’ideale per stupire i vostri ospiti con un dessert raffinato e di qualità. Insomma, anche se diverso dal solito anche questo corso ha contribuito ad arricchire la mia conoscenza della cucina tradizionale romagnola, offrendo nuovi spunti per elaborare le mie ricette e condendo il tutto con una generosissima dose di allegria che in cucina, come nella vita, non guasta mai ;-)