È alla tredicesima edizione, il concorso La fiaba di Selvino che mette in palio premi davvero accattivanti: 1.500 euro per il vincitore assoluto, ma anche un soggiorno di cinque, due giorni o un weekend, per due, e 100 euro, ai successivi tre classificati.
Di tempo ce n’è, fino al 31 agosto, per risvegliare il fanciullo che si maraviglia e chiedergli di raccontare il mondo, o un angolo di esso, attraverso i suoi occhi innocenti e fantasiosi, ma con la mente vigile dell’adulto. Perché, a differenza di tanti altri generi narrativi più elastici, la fiaba deve rispettare alcune regole per poter essere definita tale.
Prima di tutto, i personaggi devono essere creature irreali: orchi, draghi, giganti, sirene, ma anche una sirena gigante, se lo si vuole. Inoltre, la fiaba non deve mancare dell’elemento magico. Il tempo della fiaba è quello che c’era una volta… Gli eventi sono inverosimili, bene e male sono ben distinti, la formula magica che apre le porte, muove le montagne o fa parlare un fiume, non deve mai mancare. Per essere una fiaba di tutto rispetto, ovviamente, occorrono il lieto fine e l’intento pedagogico.
Studioso per eccellenza dell’argomento è, certamente, il russo Propp, il quale, non solo ha analizzato le sfaccettature della fiaba nella tradizione popolare, ma ha anche scomposto la struttura ricorrente, dando indizi precisi sul modo in cui debba essere scritta. Stando alle sue analisi, nella lista dei personaggi, per esempio, non possono essere assenti l’eroe, l’antagonista, l’aiutante magico, la principessa, il padre della principessa, il donatore e il falso eroe.
E a Selvino, non attendono altro che il miglior c’era una volta…
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