Si è svolto Sabato 23 marzo a Canicattini, l’evento organizzato dal Museo dei Sensi.
Essendone uno dei protagonisti, lascio la critica a chi ha assistito. Tralascio l’aspetto culturale della manifestazione, “fare memoria“, tralascio anche il significato intrinseco che assume per i Canicattinesi “a sira ro Santissimu Cristu“.
Sono interessato, a porre l’accento sulla riuscita complessiva del progetto che, a mio avviso, Tanino Golino si era proposto.
Rendere attuale “u lamientu“.
Il merito di questo recital, e quindi del suo ideatore, risiede proprio nell’attualizzare il significato centenario della tradizione, la più importante tradizione della nostra città.
Certo, è impossibile non cogliere ed apprezzare la professionalità e le doti artistiche di Elisa Golino, capace di immedesimarsi in un ruolo storico, ma soprattutto è riuscita a dare al personaggio, anche lei in linea con il progetto, un sorta di attualità. Maria dalla madre diventa una delle tante madri. In questo soprattutto Elisa, è riuscita.
“U lamientu“ diventa attuale, in due punti.
Per coglierne l’essenza, occorre andare oltre l’interpretazione intrinsecamente religiosa della tradizione, ed accingerci ad affrontare quella più propriamente sociale:
1. “… il venerdì Santo, era occasione per denunciare, rivoltarsi e mostrare i soprusi subiti e portati in piazza in quella fredda sera… come i nostri jurnatari, sfruttati e dissanguati … un Cristo accompagnato da tanti Cristi.“
Il Venerdì Santo diventa per il “lavoratore“ un momento di riscatto, di contestazione, rispetto alle difficoltose condizioni di vita: “sfruttati e dissanguati“, la processione diventa una sorta di corteo Sindacale. Il canicattinese si aggrappava, timidamente e silenziosamente alla religione, alla passione di Cristo, per riscattare la propria dignità.
2. “… il grido di questa madre, stesso strazio delle molte madri, che vedono morire i propri figli sulle strade, trafitti da siringhe o annientati da tutti i mali che ci circondano…“
Anche qui di profonda attualità, una madre che piange il proprio figlio, questo ci racconta il Vangelo, un fatto accaduto 2000 anni fa. Uno strazio uguale a quello di molte madri che per i motivi più disparati, legati all’epoca in cui viviamo, perdono i propri figli. Ed è qui, in questo legame tra la madre del figlio e le madri di tutti i figli, dove Elisa è riuscita a far diventare uguali nell’intensità, questi due momenti. “
Tra la ripetibilità degli eventi, quello storico, della passione e della morte di Gesù e quello attuale, legato alla passione ed alle morti vissute da tante madri, esiste una differenza, quella da cui nasce l’essenza della religione Cattolica, la resurrezione, il miracolo.
Eppure in questi giorni a Canicattini si è concretizzato un fatto in cui c’è passione, morte e resurrezione.
Un giovane, partito dall’Africa con enormi difficoltà, è arrivato nella sua terra promessa, in Italia, a Canicattini Bagni, pensava di aver raggiunto un paese civile, la felicità, invece si è trovato difronte ad una vera “passione“, diventa schiavo di un suo simile. La schiavitù è la morte dell’uomo, della sua anima, qualcosa che neppure lui avrebbe potuto immaginare, neppure nelle sue peggiori ipotesi.
Poi è avvenuto il miracolo, il miracolo della resurrezione, un gruppo di ragazzi e ragazze di Canicattini, con un gesto assolutamente e semplicemente “bello“ hanno dimostrato che possiamo essere tutti “ migliori ” di quello che siamo, donandogli il loro aiuto, la fede.
Ho sentito che si vorrebbe regalare a questo ragazzo la cittadinanza Canicattinese, che probabilmente la legge non consente, però gli si può regalare una cittadinanza d’amore, magari la domenica di Pasqua.
Ci pensi Signor Sindaco.
Paolo Giardina
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