
Insomma, da qualsiasi lato si guardi la questione (ovvero con qualsiasi indicatore) il mondo è fortemente polarizzato tra un nord sempre più ricco e sviluppato e un sud sempre, nonostante gli enormi afflussi di aiuti, più povero e "poco sviluppato".
Qualche timido segnale di controtendenza sembra esserci osservando il trend dei tassi di crescita economica nel mondo. Se osserviamo il periodo 2003-2013, tra i primi dieci paesi del mondo in cui il PIL è cresciuto mediamente di più troviamo due paesi africani: l'Etiopia e l'Angola (con oltre il 10% annuo) ma, sono molto alte le performance anche di Ruanda e Zambia (al 7,8%) o della Nigeria (7,6%). Viceversa tra i paesi a crescita negativa, oltre alla Repubblica Centroafricana (-1,6%), troviamo paesi dell'area europea come Grecia (-1,6%), Italia (-0,5%) e Portogallo (-0,2%). Certo è più facile crescere molto partendo dal basso
Oltre al Sudafrica, già dal 2010 inserito tra le economie emergenti del paese (assieme a Brasile, alla Russia, all'India e alla Cina) riunite nell'associzione BRICS (acronimo che altro non è che le iniziali dei singoli paesi), gli analisti prevedono che un'altro paese africano, la Repubblica Democratica del Congo è destinato - a patto che sappia affrontare le croniche crisi interne - a scalare le classifiche ed ad entrare tra le economie emergenti in un prossimo futuro (assieme al Messico, l'Indonesia, la Turchia e il Kazakistan).
Gli stessi esperti sostengono che il freno africano allo sviluppo è la produzione industriale. Ancor oggi infatti è la Nigeria, ben oltre la trentesima posizione mondiale, a guidare la classifica della produzione industriale capeggiata da Cina, Stati Uniti, Giappone, Germania e Russia.
Se però osserviamo la crescita della produzione industriale tra il 2005 e il 2013, vediamo che sono i paesi africani (Liberia + 24%, Etiopia +13,5%, Ghana +11%, Ruanda +10%) a guidare e occupare ben 11 tra i primi 20 posti nel mondo.
Di contro è la produzione industriale di una parte importante dell'Europa (Grecia, Spagna, Italia, Irlanda, Portogallo, Danimarca, Regno Unito, Norvegia e Finlandia) ad avere il segno negativo davanti.
Sembra evidente che la svolta possa essere data solo dal fatto che uscendo dal ciclo degli aiuti e dell'assistenza (gestito da chi aveva altri interessi) l'Africa possa autodeterminare il proprio futuro e sfruttare direttamente le immense risorse che possiede.