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A TEATRO, IL PRESIDENTE DI THOMAS BERNHARD
ARCHIVIO ZETA vi invita al debutto del nuovo spettacolo teatrale
IL PRESIDENTE di Thomas Bernhard
prima nazionale, testo mai rappresentato in Italia
un testo sulla Rivoluzione
sul rovesciamento dei Dittatori
sulla sopraffazione e sulla violenza del genere umano
sull’assurdità che regna nel mondo
sul gelo dei rapporti umani
CORRUZIONE
AMBIZIONE
ODIO
NIENT’ALTRO
un testo più che contemporaneo!
DER PRÄSIDENT/UNA PRODUZIONE ARCHIVIO ZETA/REGIA ENRICA SANGIOVANNI GIANLUCA GUIDOTTI
TRADUZIONE EUGENIO BERNARDI
MUSICA PATRIZIO BARONTINI
DESIGN FURNITURE E SPONSOR HERON PARIGI
CON ENRICA SANGIOVANNI BIANCA FRANCIONI GIANLUCA GUIDOTTI GIOVANNI CARLI
foto di scena Franco Guardascione
grazie a Francesco Gajani/Ubulibri – Suhrkamp Verlag – Zachar International – Teatro di Buti – Roberto Menin – Tina Visco – Massimo Badini – Guido e Paolo Parigi
venerdì 11 marzo 2011 ore 21 Teatro Comunale F.Quartieri, Bagnone (MS) – circuito FTS
giovedì 24, venerdì 25 marzo 2011 ore 21 – sabato 26 marzo 2011 ore 19 Teatro delle Arti – Lastra a Signa (FI)
Le prenotazioni sono presso i singoli teatri.
Stiamo cercando di distribuire lo spettacolo nei teatri per la prossima stagione, chiunque fosse interessato o fosse in grado di aiutarci può mettersi in contatto con noi: e-mail [email protected] oppure 3349553640
Aiutateci a diffondere le informazioni sul nostro lavoro
Grazie
Enrica Sangiovanni e Gianluca Guidotti
Cordiali saluti.
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Associazione Culturale Archivio Zeta
Gianluca Guidotti ed Enrica Sangiovanni
uffici via E.Torricelli, 5b – 50033 Firenzuola FI
sede legale: via Molinuccio, 88 50033 Firenzuola FI, tel: 055 8199291
http://www.archiviozeta.eu
il testo è tratto da questo libro:
Thomas Bernhard, Il presidente – Il teatrante – Elisabeth II, UBULIBRI
L’arte e il potere sono i temi portanti che ritornano in questi tre drammi di Thomas Bernhard, trovando tratti sarcastici e cupi nel Presidente, scritto a metà dei tormentati anni ’70, mentre si susseguono attentati anarchici e repressione. Ed ecco il Presidente incarnazione dell’amoralità dei massimi livelli del ceto dirigente, in vacanza nel Portogallo della dittatura, comparare davanti alla sua amante-attrice l’arte drammatica e quella politica, mentre la moglie piange il proprio cane coinvolto in un attentato che ha ucciso la scorta del marito.
Nel Teatrante, una decina d’anni dopo, Bernhard ritorna a focalizzare il suo interesse sul mondo delle scene, incentrato stavolta su Bruscon, drammaturgo fallito e megalomane che porta in tournée per i paesini di campagna la sua Ruota della Storia, opera pretenziosa e non compresa da nessuno, allestita senza convinzione dagli stessi componenti della sua famiglia, più impegnati nel tentativo di sbarcare il lunario che in quello di dare al lavoro una dignità artistica. E tra meschinità e presunzione il finale arriva a tarpare materialmente e metaforicamente i suoi sogni di gloria.
Un grande industriale ebreo che fabbrica cannoni, è infine il protagonista di Elisabetta II, acre pièce del 1987 sul servilismo e l’ipocrisia che accompagnano la vita degli uomini potenti, mentre dall’Inghilterra giunge in visita la regina, per cui una folla mondana si raduna in attesa sul lussuoso e centralissimo balcone del boss paralizzato, che contempla la situazione disgustato dall’intera umanità: un balcone al quale non tarderà ad affacciarsi anche la morte.
“È evidente quanto profondo sia il nesso che collega in Bernhard narrativa e teatro. A indicarlo (se ve ne fosse il bisogno, se non bastasse cioè il continuo riferimento al teatro come metafora dell’esistenza umana e dell’artificiosità/artificialità di tutte le rappresentazioni simboliche), c’è una esplicita dichiarazione di Bernhard stesso, cher vale la pena citare ancora una volta. In una famosa e illuminante intervista aveva dichiarato che i suoi libri vanno letti come se si fosse a teatro, alla prima pagina si apre il sipario, appare il titolo, buio completo (…). Lentamente dal fondo, dal buio, escono le parole che diventano degli eventi di natura esteriore e interiore e lo diventano in modo particolarmente chiaro grazie alla loro artificiosità.”
(dall’introduzione di Eugenio Bernardi)