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A vedere i Beirut al Northside Festival

Da Marcoemaia

E’ che mi sono distratta.

Cioè, già pensavo che per i Beirut una situazione tipo festival all’aperto non fosse congeniale. Io me li vedo in teatri, piccoli club, tutti seduti e meditabondi.

Troppo spazio al Northside Festival di Williamsburg, troppa coda ai cessi chimici, troppa coda per la birra, troppa aria a disperdere il suono.

A vedere i Beirut al Northside Festival

Una situazione di partenza non ottimale per me. E così mi sono distratta.

Prima è stata la coppia orribile: lei sciantosa e sensuale, carina e coi capelli lunghi, la gonna gitana, si muoveva lasciva ed evidentemente arrapata contro un uomo mostruoso. Radi capelli rosso sbiadito, pelle morta che non vedeva il sole dal 1998, vestiti imbarazzanti che fuori moda è dire poco, maglietta consunta da troppe lavatrici, spalle cadenti da fisico non idoneo alla leva, espressione ebete da chi non ci può credere che ‘sta donna stia davvero con lui. Bocca semi aperta, sguardo vacuo sotto l’occhialino da professore, quelli di metallo fine. Lei ha continuato a strusciarsi contro il suo fianco. Poi gli ha afferrato con forza i capelli, immergendoci le dita dentro. Infine, ma per ore e ore, una cosa vomitevole perché lui era un cesso ma pure se era figo era vomitevole e poco decente, anzi un’indecenza vera, insomma per ore lei gli ha leccato avidamente il collo. Cazzo, prendentevi una stanza.

Dopo, sono stata distratta dal gruppo di amiconi che ci si è proprio messo davanti. Erano in quattro. Due coppie. Una era insipida. L’altra era quella che mi distraeva. Lei, donna carina ma dai polpacci molto grossi, lui in t-shirt senza maniche bianca e scarpa da trekking MA di quelle senza lacci (una cosa proprio da tagliarsi le vene dello stile). Prima bevevano un’aranciata san pellegrino ridendo tantissimo. E non capivo perché. Poi è saltata fuori una canna. E ho capito. Poi ne è saltata fuori un’altra. Le prime di una luuuuuunga serie. Lei, in preda alla strafattura, era la più molesta: ballava in modo afro-barbozza, però male, senza grazia. E rideva come un’ebete. Ogni tanto si fermava e lanciava occhiate inquientanti al vuoto dietro di lei. La pupilla dilatatissima. Poi riprendeva a ballare e, non sapendo dove mettere le mani, si dava a quella mossa che molte donne usano e che io odio: lo shampoo. Cioè, non sai come cacchio muovere le braccia e allora infili le mani tra i capelli e simuli uno shampoo alzando chili di chioma e impedendo a chi è dietro di vedere. Dopo un po’, lei ha convinto il suo bello a ballare con lei. Lui aveva uno stile pazzesco che non ho mai visto in vita mia. Praticamente busto e gambe avevano vite indipendenti e proprie. Lui muoveva freneticamente il busto su e giù, come se saltasse, mentre le gambe le spingeva avanti e indietro. Una cosa bellissima. E anche molto adatta alle sonorità dei Beirut.

Sui quali non ho detto nulla, a parte che hanno cantato tutti i loro cd. Sono bravi e molto freddini. Ma bravi, eh?

Le canzoni mi piacciono tantissimo, sono delicate ed emozionanti, un po’ balcaniche, festose ma allo stesso tempo malinconiche. Spero di risentirli, magari a teatro. Senza stronzi che mi distraggano.



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