Allora, l’altro giorno, che poi era giovedì, ho chiuso il bar e sono andata a sentire una presentazione in una libreria.
C’era Michela Murgia, in libreria. A presentare un audiolibro.
Ora, noi non ne parliamo mai, ma in effetti esistono anche gli audiolibri, nel variegato mondo editoriale.
Io, gli audiolibri, li conosco da quando andavo all’università, per dire. Avevamo i ragazzi ciechi (non fate i politically correct e non venite a dirmi che si chiamano non vedenti, perché se andate da un cieco e gli chiedete se è cieco, lui vi risponde ‘sì, sono cieco’. Non han mica problemi a chiamarla per nome, la loro cecità) che frequentavano, e allora ogni tanto gli registravamo i libri su cassette. Una volta ne ho registrato uno intero. Una fatica, eh.
Poi ti riascolti e non sai più nemmeno di chi è la voce, ma insomma, il punto non è questo.
È che da un bel po’ ci sono in giro i libri degli autori in versione audio, in vendita. Ci sono addirittura gli editori, che si occupano di audiolibri.
Una è la Emons, che ha prodotto l’audiolibro de L’incontro di Michela Murgia.
E sti audiolibri chi li legge? Insomma, dipende. Ogni tanto li legge un attore. Ogni tanto invece li legge l’autore, però non è una cosa che succede sempre. Diciamocelo, ci sono autori che è meglio che non leggano nulla di quello che scrivono. Altri invece possono leggerlo quanto vogliono.
Tipo Michela Murgia.Infatti i suoi libri li legge lei, non li leggono gli attori. O le attrici.
E a me sta cosa dell’autore che legge il suo libro ha ricordato di quando noi si leggevano le sceneggiature. I dialoghi, in modo particolare. E si scopriva che il dialogo, bellissimo a leggerlo sulla carta, non appena lo dicevi faceva schifo.
Ho scritto proprio schifo.
E insomma, Michela diceva una cosa un po’ meno forte, ma il concetto era identico. Diceva che da quando ha cominciato a leggere i suoi libri ad alta voce si è accorta che ogni tanto quello che scrive non suona.
Non funziona, come dico io.
E quindi, da quando ha cominciato a leggere il primo libro (che poi è Accabadora, il primo audiolibro che ha letto ad alta voce), ha deciso di leggerli tutti. Perché a leggere ad alta voce si scoprono delle cose che non si sanno finché la parola resta solo scritta o se la legge il lettore con la voce della mente.
E io devo dire che questa cosa di leggere ad alta voce, che conoscevo già, non l’ho mai usata, per le mie cose.
Perché un po’, diciamocelo, ti senti scema, a leggere le tue cose a voce alta. E magari a registrarle. Santa Polenta, cosa vuoi registrare? non lo senti che quello che parla è un altro?
E invece pare che sta cosa alla fine possa davvero servire.
Quindi adesso troverò una roba per registrare, ché una volta avevo pure il microfono, e adesso lo stereo è rotto, e poi mi metto a registrarmi mentre leggo uno dei miei racconti. Magari breve, per il momento.
Ma a voi, ogni tanto, capita di leggervi a voce alta e di pensare ‘ma che boiata ho scritto?’