Magazine Diario personale

a volte...

Da Kikka

Ci sono varie cose nella mia vita che mi angustiano, mi appesantiscono i giorni e rendono duro il mio procedere. ci sono i problemi tipici del mandare avanti una casa, con la cronica carenza di denaro, con i problemi di mantenerla accettabile con i limiti legati alla mia malattia, che mi rende lenta, facilmente stancabile e goffa.
ci sono i problemi propri della mia malattia, che mi rallenta, mi rende incapace di fare tutto, che mi stanca rendendomi un plantigrado sonnolento, che riesce a mantenersi accesa al massimo per un paio d'ore consecutive dopodiché se non può dormire vive con l'occhio semichiuso e la mente confusa.
tutte cose che cerco ci affrontare con forza e coraggio e che cerco di superare tranquilla e con il sorriso sul volto perché so che un sorriso aiuta ad affrontare a vita.
però c'è una cosa che mi rende assolutamente triste e che proprio non riesco a mandare giù.
è il fatto di non essere più guardata da un uomo come una donna.
cammino per le strade e tutto quello che sento è o indifferenza o compassione per la mia situazione. mi trucco, mi vesto in maniera più curata di prima, cerco di avere un atteggiamento eretto e normale, nonostante il bastone e l'ondeggiare del mio passo a causa celle mie anche, ma questo non serve. a quanto pare ho smesso di essere una donna, ho abdicato al mio ruolo nel momento in cui la malattia si è palesata per divenire un essere asessuato individuato come malato.
non ci sono sguardi ammiccanti, non ci sono occhiate valutative, ne sorrisi compiacenti. non ci sono sguardi maschili che passino sul mio corpo, solo una serie infinita di sguardi che si fermano sull'involucro invisibile che mi avvolge e che si chiama handicap.
so di non essere una donna estremamente affascinante, il corpo che mi porto dietro è qualcosa che spesso non è apprezzata, ma una volta c'era qualche estimatore che sorrideva interessato al mio passaggio, il mio seno suscitava quasi sempre una reazione positiva, il mio viso è bello e spesso era la cosa che più veniva apprezzata, così come il mio sorriso acchiappava per la sua spontaneità e per la sua eterna presenza.
oggi tutto questo no esiste più, sepolto sotto i miei dolori e i miei problemi.
a volte non mi sento nemmeno più una donna la un cartello che pubblicizza la malattia.


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