A volte, le storie, nascono proprio da sole...
Da Narratore
@Narratore74
Amo passeggiare,
magari in luoghi vagamente fuori mano, meglio se nei dintorni ci sono ruderi o
case abbandonate da esplorare. Entrare in queste costruzioni, con il rischio di
crolli, d'incontri selvatici poco amichevoli e il fascino della scoperta, hanno
su di me un potere assurdo.
Non riesco a
trovarmi nei pressi di una casa abbandonata e non entrarci, va contro la mia
stessa natura, e a volte, quando il cervello si sconnette e viaggia da solo,
finisco per fare cose che poi rimpiango.
Proprio l'altra
sera, in compagnia di un caro amico, stavamo camminando poco distante casa mia,
in quella che dovrebbe essere, ma non è, una fantastica oasi naturalistica. Un
fiume, alcuni laghi, boschetti e tanto altro, che rischiano di sparire per una mera
ricerca di profitto… ma questa è un'altra storia.
Quello che volevo
dire è che, in questa bella scarpinata, ci siamo imbattuti in una casa del
tutto in balia della vegetazione. Edere che si arrampicavano sui muri, alberi
da frutto diventati ormai selvatici e coi rami ricolmi di susine succose.
Insomma, un gran bel vedere!
Quindi, cosa abbiamo
fatto secondo voi?
Facile: scovare un
modo di entrare e scoprire quali tesori nascondesse quel ritrovamento!
Sento già cosa state
pensando. No, non sono uno sciacallo, ne tantomeno vado di casa in casa
razziando quello che trovo. Ammetto che però un ricordino, quando è possibile,
lo prendo sempre. Che sia una cartolina appesa al muro o un segnalibro trovato
per terra, il mio souvenir della visita, bene o male, lo trovo sempre.
Allora, scopriamo
che la porta, a prima vista chiusa, è in realtà aperta e ci invita ad entrare.
Non ce lo facciamo ripetere due volte e, torce alla mano (era già buio, fattore
che in seguito avrà il suo significato), iniziamo ad esplorare.
Esplorazione che
dura poco, visto che le stanze erano completamente spoglie. Nulla, nemmeno un
vecchio giornale a terra in cui sbirciare una data.
Ma ecco che,
ta-dan!, ci si apre una nuova via.
Una scala, che
conduce a quella che sembra una vecchia cantina, ci saluta, come in qualsiasi
horror di serie b che si rispetti.
Un paio di
tentennamenti, soprattutto da parte mia (era buio, ricordate? E sapete
benissimo che non si scende una scala, di notte, dentro una casa abbandonata…),
ma alla fine andiamo. E lì scopriamo che non tutto è stato portato via, anzi.
La stanza in cui
arriviamo è piccola, con un lavandino che trasborda libri scolastici (bambini…)
e una rete metallica, di quelle che si usavano nei letti fino a qualche anno
fa, con sopra un cuscino. Potete immaginare il mio pensiero…
Qualcuno qui ci
vive, o ci ha vissuto da poco, penso mentre con la torcia lancio occhiate
furtive in giro.
E così vedo la
porta…
Al di là c'è una
stanza, riesco a gettarvi solo un'occhiata. Bauli di vestiti, una libreria che
sembra esplodere dalla mole ti volumi che contiene, più altri mucchi di roba
non ben definita.
Esaltato dalla
scoperta, sto per fare un segnale all'amico, ma in quel momento ecco che
qualcosa ci distoglie. Due colpi, come se qualcuno stesse camminando al piano
di sopra o stesse dando pugni al muro. Ci guardiamo, leggiamo preoccupazione in
entrambi gli sguardi, ed ecco che il rumore si ripete. Di nuovo due colpi sordi, ovattati, che mi fanno pensare a Poe e al suo sepolto vivo...
Allora via, con
circospezione su per le scale, prestando attenzione a tutto e sperando di non
fare brutti incontri.
Alla fine non
abbiamo scoperto da dove arrivassero i colpi, ne cosa li avesse provocati. Eravamo ancora soli, come quando siamo entrati, ma sapevamo di non averlo sognato, che i colpi ci sono stati e belli chiari. Quindi siamo tornati indietro, io con l'ansia che correva a mille, fino all'auto e abbiamo fatto ritorno a casa.
Fine della storia…
per ora.
Sì, perché ci siamo
ripromessi di tonarci, di vedere cosa contiene quell'unica stanza. Però di
giorno, senza che il buio crei ombre dove non esistono.
So che suona
assurdo, da chi professa amore per case abbandonate e simili, ma davvero, non
di notte, quando i ricordi di mille e più film si affacciano alla mia mente e
costruiscono castelli dove non dovrebbero. Non posso vedere libri per bambini e
poi udire suoni che non riconosco, perché la mia mente è più forte di quello
che credo e se dovesse iniziare a scalpitare allora perderei tutto il
divertimento.
Tutto questo per
dire che l'esperienza è stata talmente forte da avermi ispirato una storia, un
raccontino che penso inizierò a mettere sulla carta entro breve. Nel post non
ho nominato svariati particolari, che rendono il tutto ancora più solido e
intrigante, ma non mancherò di farvi dono del racconto una volta completo.
Eh sì, è proprio
vero: le storie nascono da noi, da quello che viviamo e proviamo.
Non c'è nulla di
meglio delle nostre emozioni, nulla.
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