[Quinto Girone della Rubrica All’Inferno, scrittore esordiente!]
Ovviamente, non sono qui per vendervi un manuale né per consigliarvi qualche corso di scrittura creativa. Anzi, sarò sincera: ripongo in entrambi la stessa fiducia che nutro per gli oroscopi. Ho l'assurda convinzione che senza un briciolo di talento sia fatica sprecata frequentare — e pagare — qualunque lezione per romanzieri in erba. Può essere divertente partecipare, ma è meglio non andarci con troppe speranze. Prendetela in maniera decubertiana e vi risparmierete parecchie delusioni.
Così sembra pensarla anche Litweb che certo non la manda a dire: «Quanto fastidio mi dà questa moda tutta americana che vorrebbe insegnare al prossimo il mestiere di scrivere. Tra l'altro non bisogna neanche trascurare il fatto che il più delle volte i consigli dispensati a piene mani sono del tutto banali e scontati». Eppure un buon consiglio serve sempre. Per questo, ma anche per farvi una sana risata, potete consultare gli articoli del corso di scrittura di Simone Navarra: una serie di post dedicati agli errori più comuni, un modo per esorcizzarli senza prendere le cose troppo sul serio.
Ma torniamo a noi e all'eventualità di diventare ciechi, e in questo l'onanismo letterario gratuito gioca spesso brutti scherzi. Se è vero — e lo è — che il web consente a tutti di scrivere qualunque cosa, dovesse venire introdotta una tassa sulle banalità, saremmo in tanti a dover correre ai ripari.
Vi invito a non farne un dramma: pare che anche la Mazzantini abbia sofferto della stessa momentanea cecità. Lei, però, ne ha patito su carta: con un po’ di fortuna, anche noi potremmo attentare alla salute dell'Amazzonia senza la scusa di dare alle stampe un capolavoro. È solo questione di tempo, l'onanismo da web — se non viene curato tempestivamente — finisce per dare soddisfazione alla differenziata o ai lettori di Fabio Volo.
La rete è piena di gruppi e forum dedicati ai racconti, ai romanzi a puntate, alle poesie. Vale la regola del Terzo Girone, a proposito di Facebook e della vetrina del salumiere: lì siete tra consimili, raramente si farà avanti qualcuno elencandovi tutte le scempiaggini che avete infilato nella vostra storia. Siatene consci e non sbandierate ai quattro venti il fatto d’avere molti fan: non è sempre così! Ho evitato il mai per non essere tacciata di pessimismo cosmico. Lo sa bene anche Remo Bassini:
«I complimenti fanno male alla scrittura. Illudono. Danno certezze che son bolle di sapone»
Eppure lì, nel gruppetto di amici e colleghi, è consentito piazzare testi, lì sì, ma in altri ambiti sono fuori luogo, sono una vera rottura per tutti quelli che, per un motivo o per l'altro, sono costretti a leggervi.
In questi frangenti, è quasi un obbligo morale riparlare di Facebook.
Sappiate che i social network non sono un gruppo di sostegno per scrittori in vena di cecità autoindotta, o, se proprio pensate lo siano, allora è il caso di aprire uno spazio adatto.
Un gruppo Facebook dedicato ai racconti e alle poesie è una spider usata per andare al supermarket.
Se davvero avete qualcosa di buono per i vostri lettori, volete proprio sprecarlo per questa vetrina? Non sarebbe meglio inviarlo a un concorso letterario?
Di questa arena parleremo nel prossimo girone. Al momento, vi invito a fermare le rotative: tenete nel cassetto quel buon racconto, poi vi dirò perché dovete mandarlo ai concorsi letterari, ma vi dirò anche perché proprio non dovete farlo. Insomma, vi mostrerò entrambi i lati della medaglia, ché se non è oro tutto quel che luccica, anche una ricarica postepay usata per iscrivervi alla tenzone potrebbe essere un'idea infelice. Ne riparleremo con calma, di concorsi letterari un pochino me ne intendo, e ho deciso di smettere quando ancora potevo: prima che il vizio prendesse il sopravvento.
Vediamo, invece, qualche buona norma sulla condotta da tenere online, consigli semplici — e banali — che vi eviteranno la nomea di rompiscatole.
Gli inviti ai gruppi, come gli inviti alle presentazioni letterarie, dovrebbero essere mirati. Quando create uno spazio letterario, non potete pretendere di invitare tutti i contatti al vostro progetto artistico. Ricordatevi che Facebook aggiunge gli amici che scegliete in maniera automatica, senza chiedere il loro consenso.
Caterina Policaro, che alla netiquette su Facebook tiene parecchio, ci viene incontro con una serie di buoni consigli. Fateli vostri e ricordate che, in fondo, saranno in tanti a dirvi che così non si fa e poi combineranno di peggio. Il fatto che il gruppo Netiquette su Facebook sia una pagina piuttosto pallida dovrebbe dirvi qualcosa.
Prima di pigiare sull'avatar di un amico o di un conoscente, prendetevi qualche minuto per indagare sui suoi hobby e su cosa posta in bacheca. Preferisce la lotta greco romana agli haiku e dichiara d'aver letto un solo libro in tutta la vita, magari le istruzioni del forno a microonde? Ecco, bene, passate oltre. Se davvero siete degli artisti, dovreste avere la giusta sensibilità per intuire che con quell'invito farete solo la figura dell’amante sbrigativo e inconcludente.
Usate lo stesso buonsenso quando decidete di creare un evento.Che sia la lettura delle vostre opere o la tombola della parrocchia, se l'appuntamento è a Messina, sarà difficile che un vostro contatto di Milano possa farsi vivo.
Su Facebook girano a piede libero veri e propri eventisti, come ci racconta il blog di Aldo Pinga. Per tale eventualità — la scocciatura perenne da inviti impossibili —, Facebook ha ideato il comando ignora inviti da questa persona. Tenetelo presente, se state urlando al lupo al lupo — da Messina — e chiedete d'essere soccorsi da un milanese, potrebbe accadere che al prossimo lupo — stavolta ambientato proprio sotto la Madunina —, il vostro contatto nemmeno senta l’accorato richiamo.
Per lo stesso motivo, usare indirizzi scovati in rete, o tra i destinatari di un’e-mail inviatavi da un amico scrittore, per tartassare illustri sconosciuti con annunci sulla prossima uscita del vostro capolavoro, con richieste di votarvi a un concorso online o con l’invito a leggere il pdf che così cortesemente allegate, è da considerarsi assolutamente fuori luogo. No, dai, voglio essere chiara, è cosa da burini. Sarete immediatamente infilati nella cartella dello spam, perché non è così che dovete farvi conoscere, non tampinando perfetti sconosciuti. Per lo stesso motivo, vi esorto a non spacciarvi per l’ufficio stampa di voi stessi, almeno non quando segnalate d'aver vinto il concorso letterario della sagra della polenta. Non siete credibili e rischiate di non esserlo nemmeno in seguito, quando davvero avrete qualcosa di interessante da annunciare, ma ormai sarete stati bloccati — e bannati — da buona parte dei vostri conoscenti.
A volte si diventa ciechi, dicevamo, e questo è da imputarsi alla semplicità del mezzo — il web — e al suo essere gratuito, democratico e così mirabilmente ampio.
Grande, sì, ma non infinito. Se nel giro degli autori la vostra fama sarà quella dell’ammorbante prezzemolino dell'autopromozione, rimediare sarà difficoltoso. Ovviamente la cosa vi deve turbare ma non più di tanto, del resto Andrea G. Pinketts trova che Carlo Lucarelli sia ovunque, una letterina più che un letterato, ma in questo caso il dono dell’ubiquità è da considerarsi per quello che è: un dono, appunto.
Meritano due righe anche i blog e siti letterari, quelli seri. Solitamente li scanso, trovandoli, appunto, troppo seri, eppure lì la platea è vasta. Ricordatelo, commentare in un importante angolo di cultura può portarvi fortuna, e anche di questo parleremo nel settimo girone, quando vi ricorderò che con nome e cognome è consigliato fare solo interventi positivi. E se dovete dare un’opinione diversa? Una che esporrebbe la vostra carriera a ritorsioni di vario genere? Beh, in quel caso usate un nickname, avrete almeno la fortuna di finire tra i seminatori d'odio, a cui Bertante ha dedicato un pregevole articolo su Il Fatto Quotidiano: «I più cattivi e i più laidi sono anonimi, ovvero si nascondono sotto diverse e mutevoli identità, con le quali partecipano contemporaneamente al tafferuglio. Perché la rete è l’unico luogo del vivere civile dove l’insulto anonimo sia considerato sintomo — sgradevole ma certo dinamico — di democrazia e non un’infamia come da qualsiasi altra parte.»
Vi accorgerete presto che i pareri contrari al pubblico encomio non vi porteranno alcun beneficio. Potete decidere di farvene un vanto — cosa a cui l'anonimato non si presta — o un semplice passatempo da troll, faccenda che, a mio avviso, stanca alla svelta. Di questo e molto altro parleremo prossimamente, rassicurando Alessandro Bertante: questa rubrica si presta assai bene all'inseminazione d'acredine. Qui troverà materiale per un nuovo articolo.
Nel frattempo, ricordatevi di togliere dall'avatar su Facebook la copertina del vostro libro e la qualifica di scrittore dai vostri dati. Sono piccole cose, ma l'ammorbante prezzemolino lo si individua anche così.
Il Sesto Girone della Rubrica All’Inferno, scrittore esordiente! sarà on line il 07/04/2012.
Ci imbatteremo ne Il profumo della creatività, Pensieri d’Inchiostro e Ewrite, ci scontreremo con la vanity press, incontreremo i raccontastorie a portafoglio aperto, i pagautori, Marcello Simoni, Vertigoz, Loredana Lipperini, gli editori a pagamento e gli editori a doppio binario, TA.TI. Edizioni, i concorsisti letterari.