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Abbacchio al forno!

Creato il 16 marzo 2013 da Patuasia

La pericope del Buon Pastore è agghiacciante. “Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me”, questo estratto della metafora la dice lunga su come la tradizione culturale cristiana presenta il popolo: pecore. L’individualità appartiene a uno solo, tutti gli altri ne sono privi. Noi siamo solo un gregge che abbisogna di un buon pastore capace di condurci sani e salvi fuori dall’ovile, perché da soli non sappiamo trovare il pascolo che ci possa nutrire. Così esposti nella nostra fragilità umana all’assalto dei lupi, così in balia di chiunque voglia approfittare di noi. Pecore! Se questa parabola può trovare una giustificazione simbolica nella sfera religiosa che conduce nei pascoli del cielo, quando sconfina dai recinti della retorica cristiana per farsi politica diventa assai pericolosa. Noi italiani che ospitiamo da 2000 anni la Chiesa cattolica, ben incistata dentro alle mura del nostro Stato, ne abbiamo subito le influenze culturali e perciò, più di altri, siamo predisposti alle dipendenze dei buoni pastori che via via si sono e ancora si avvicendano, sulle nostre teste. Con la minaccia del sopraggiungere del lupo (comunista, statalista, centralista, europeista,…) cerchiamo disperatamente la protezione di un unico buon pastore per camminargli dietro e raggiungere la meta. Sempre la stessa: un forno caldo per un buon arrosto di agnello! Per favore non mangiate gli agnelli a Pasqua, sarebbe un atto di cannibalismo!


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