Mi sono spesso espressa su queste pagine – e ancora spesso lo farò – a proposito del problema delle traduzioni letterarie. E come un leitmotiv ci torno oggi, sottoponendovi un esempio concreto.
Poco tempo fa, nell’ambito di una sorta di catena di sant’Antonio di libri il cui scopo finale è quello di andare a ricostituire il catalogo della Biblioteca dell’Aquila, ricevetti una copia di Ragione e sentimento, di Jane Austen, tradotto da Beatrice Boffitto Serra, per I grandi romanzi BUR. Alla prima pagina mi colsero i primi brividi, diventati prurito alla seconda. Cresciuta la voglia irrefrenabile di grattarmi su tutto il corpo, verso pagina 15, cercando di trattenere i conati di vomito, scagliai, come sono solita fare con i libri illeggibili, il tomo contro al muro, a lasciare l’ennesima cicatrice.
Dovendo adempiere al mio dovere di lettrice partecipe del gruppo, e soprattutto non volendo fare un torto alla Austen, dando per scontato che fosse lei a scrivere in modo pessimo, mi recai quindi in una libreria a caccia della stessa opera tradotta da altri. I miei unici parametri di scelta, per questo romanzo i cui diritti d’autore sono ormai prescritti e che chiunque può quindi pubblicare, furono che il nome del traduttore fosse diverso dal precedente e il formato in collana economica. La mia scelta, arbitraria e casuale, cadde sulla traduzione di Monica Luciano per gli Oscar Mondadori.
A questo punto mi resta solo da sottoporvi alcuni brani scelti nelle due versioni. Per brevità di citazione definirò la versione della Boffitto Serra come (A) e quella della Luciano come (B).
Per entrare bene nello spirito del problema inizierò proprio con l’incipit.
“I Dashwood si erano stabiliti nel Sussex da molto tempo. La loro tenuta era grande, e al centro di essa sorgeva Norland Park, dove numerose generazioni della famiglia erano vissute in modo tanto rispettabile da procacciarsi la stima di tutti nei dintorni. L’ultimo proprietario, un vecchio scapolo giunto a tarda età, aveva trovato per molti anni nella propria sorella una compagna e una direttrice di casa.” (A)
“La famiglia Dashwood risiedeva nel Sussex da molto tempo. Le proprietà terriere erano vaste e al centro si trovava Norland Park, la residenza dove per molte generazioni aveva vissuto in modo tanto rispettabile da godere della generale considerazione dei vicini. L’ultimo proprietario della tenuta era un vecchio scapolo che aveva raggiunto una considerevole età e per molti anni aveva goduto della compagnia e delle cure domestiche della sorella.” (B)
Tralasciando lo stile (o mancanza di) di (A), che si commenta da solo, vorrei attirare l’attenzione sui numerosi errori grammaticali e d’Italiano che commette. “(…) numerose generazioni erano vissute”: qualcuno avvisi la signora che il verbo vivere si coniuga con l’ausiliare avere. “(…) da procacciarsi la stima”: effettivamente la stima è una nota razza di selvaggina che va procacciata. “(…) giunto a tarda età”: la tarda età non è un luogo, si può tutt’al più giungere in tarda età e non a tarda età. “(…) aveva trovato nella propria sorella una compagna e una direttrice di casa”: trattasi forse di relazioni incestuose? E cos’è una direttrice di casa? Una tenutaria di casino?
E ancora:
“La costante premura del signore e della signora Dashwood nell’eseguire ogni suo minimo desiderio, frutto non soltanto dell’interesse ma del buon cuore, gli forniva tutto il conforto possibile che alla sua età poteva ancora godere (sic!), e la gaiezza dei bambini aggiungeva alla sua esistenza una nota d’allegria”(A)
“Le costanti attenzioni per soddisfare ogni suo desiderio dei signori Dashwood , che non scaturivano dal mero interesse ma da una vera bontà di cuore, gli procurò ogni genere di conforto che la sua età avanzata potesse ricevere, e la vivacità dei bambini diede nuovo gusto alla sua esistenza” (B)
La versione (B) è lungi dall’essere perfetta per quanto riguarda la lingua italiana. Grammaticalmente e stilisticamente infatti ci sono diversi e(o)rrori e una revisione corretta dovrebbe dare qualcosa come “Le costanti attenzioni tendenti a soddisfare ogni suo desiderio, rivoltegli dai signori Dashwood non per mero interesse ma per bontà di cuore, gli procurarono ogni genere di conforto che potesse ricevere alla sua veneranda età”. In vena di pignoleria abbiamo chiesto all’ottimo grammatico (nonché collaboratore di Sul Romanzo) Michele Rainone di esplicitare gli errori. Se proprio non ve la sentite saltate il paragrafo, ma un po’ di sana grammatica scolastica non fa mai male, e vi perdereste i brividi quasi erotici che possono scaturire dalla lettura di espressioni come sintagma, complemento di termine o relazione di specificazione (chiamatelo pure “effetto Pesce di nome Wanda”).
Primo errore: to his wishes - per soddisfare ogni suo desiderio
To introduce, in questo caso, un complemento di termine, che va tradotto, quasi sempre, con la preposizione a; la traduzione corretta, quindi, è le costanti attenzioni dei signori Dashwood a ogni suo desiderio.
Secondo errore: which his age could receive - che la sua età avanzata potesse ricevere
La traduzione è sbagliata perché, essendo letterale, non considera il fatto che, in which his age could receive, his age va tradotto non come soggetto ma come complemento di termine. La trasposizione corretta, quindi, è potesse ricevere alla sua età e non *che la sua età potesse ricevere
Terzo errore: The constant attention of Mr. And Mrs. Henry Dashwood to his wishes - Le costanti attenzioni per soddisfare ogni suo desiderio dei signori Dashwood
Anche in questo caso è sbagliata per un fatto di ordine delle parole, fattore non trascurabile nella lingua italiana (Paolo mangia una mela è corretto, ma *Una mela mangia Paolo no). Il sintagma dei signori Dashwood, che rappresenta un complemento di specificazione, deve seguire subito il sintagma nominale a cui fa riferimento, in questo caso Le costanti attenzioni. La traduzione avrebbe dovuto essere la seguente: Le costanti attenzioni dei signori Dashwood ai suoi desideri (o volte a soddisfare i suoi desideri). Così come è stata scritta, invece, si scontra con l’aggettivo possessivo suo (attributo di desiderio). Non si capisce, insomma, se questo desiderio sia suo o dei signori Dashwood.
Quarto errore: le costanti attenzioni… gli procurò
Non c’è accordo tra soggetto (plurale) e verbo (singolare)
Quinto errore: not merely from interest - dal mero interesse
è una piccolezza, ma è importante: in questo caso, sarebbe stato meglio tradurre da mero interesse: dal è composto da “da” + “il”. C’è un articolo determinativo, che, per sua natura, a differenza dell’indeterminativo un, tende a sottolineare una relazione di specificazione con il nome, relazione che non c’entra niente con il senso generico del sintagma not merely from interest.
Mi spiego meglio: se avesse scritto dal mero interesse di Marco/Giuseppe etc… avrebbe fatto bene, perché l’articolo “il” della preposizione “da” avrebbe avuto qualcosa a cui legarsi (Marco, Giuseppe e via dicendo). Così, però, è sbagliato perché il sintagma fa riferimento a un interesse generico, e non a qualcosa di specifico.
Grazie Michele.
Non ci attarderemo sulla spiegazione degli errori di (A), la cui lettura ha fatto impennare le vendite di Maalox, ci soffermeremo solo sullo stravolgimento di senso della frase originale (colto invece da (B) ) che per la Austen era “The constant attention of Mr. and Mrs. Henry Dashwood to his wishes, which proceeded not merely from interest, but from goodness of heart, (…)” ossia dove “le attenzioni non erano rivolte per mero interesse”, e che in (A) sono diventate “frutto non soltanto dell’interesse”, che sottintende che l’interesse comunque ci fosse.Malgrado gli errori macroscopici di (B) appena segnalati, la sua traduzione è molto più leggibile di quella di (A) e alla fine risulta discreta contrariamente a quella di A che è assolutamente indigesta.
Potrei ovviamente continuare, anche divertendomi, a sciorinarvi esempi su esempi tratti da queste traduzioni, soprattutto considerando che ero ancora alla prima pagina, ma credo che quanto presentato finora sia ampiamente sufficiente. Il punto, e oserei dire il dramma, è che, benché in genere non a questo livello, molte traduzioni sono scadenti, sia per quanto riguarda la trasposizione del senso, sia per quanto riguarda la lingua italiana. E io credo che alcuni traduttori, Beatrice Boffitto Serra in testa, andrebbero "flagellati" pubblicamente. Gli eredi della Austen, ma anche il governo britannico e quello italiano, dovrebbero perseguirla per atti di vandalismo su opere d’arte alla stregua dei barbari che prendono a martellate statue e fontane. Qualora fosse necessario, io sono disponibile a costituirmi parte civile.
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