Abbraccio alla stazione | Racconto 300 parole

Abbraccio alla stazione © Nicola Nicodemo
- Te lo ha detto? - Detto cosa? Esitò. Non sapeva se dirglielo fosse la cosa giusta. Trasse un respiro. Nella fredda mattina una nuvola di vapore rotolò una volta in aria e si dissolse subito. Il treno fischiò. Luca avanzò oltre la linea bianca e vide gli abbaglianti fendere la nebbia da lontano. Batté col piede sul selciato irregolare della banchina. La stazione vuota. Solo loro due. Lui avrebbe preso il treno. Lei l'avrebbe visto partire, sarebbe tornata alla sua vita. Forse non si sarebbero rivisti. - Cosa avrebbe dovuto dirmi?
Luca guardò l'orologio. Perché il treno è così lento? - Perché non vuoi dirmelo? - Non so se sia giusto. Lei scosse la testa. Il treno si avvicinò. Lo stridere delle ruote sulle rotaie riempì lo spazio e attutì il rumore del vento. Alcuni passeggeri scesero. La stazione, gremita per un attimo, si svuotò immediatamente, lasciandoli di nuovo soli. Lui e lei, ora così vicini. L'ultimo incontro, l'ultimo momento della loro vita insieme.  - Meglio così, allora. Luca salì sulla scaletta verso il vagone.  Lei lo prese. Il braccio tremò nell'aria. Poi la mano si strinse forte sulla sua spalla. Luca esitò, immobile sul dirupo del tempo. Davanti a sé il vuoto. Dietro un fuoco ardeva. Assaporò il disagio, lieve, piacevole, di trovarsi sul valico tra due esistenze separate, che solo in quel momento - per un attimo ancora - si congiungevano. Un attimo. Un attimo ancora. Chiedere un attimo alla vita, quando si è alla fine, significa mettere in gioco se stessi. Luca valutò se ne valesse la pena. L'idea di abbandonare tutto, la sua nuova vita, il suo lavoro, lo sfiorò per un momento, la frazione di tempo che gli bastò per saltare giù dal treno, stringere forte la ragazza e darle il primo, ultimo bacio.