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ABC: l’alfabeto magico di Alan Moore – Seconda parte

Creato il 26 marzo 2014 da Lospaziobianco.it @lospaziobianco

ABC: l’alfabeto magico di Alan Moore – Seconda parte  Tom Strong Promethea In Evidenza Americas Best Comics Alan Moore

ABC n°0 – Presentazioni e reificazioni

In questo albo-anteprima, rilasciato in allegato alla rivista Wizard #91 del marzo 1999 e disegnato da Chris Sprouse, ci introduce al suo universo di fantasia.

In una città che può essere qualsiasi città degli Stati Uniti, un gruppo di ragazzini che ricordano le Simpatiche Canaglie (Our gang: serial statunitense di cortometraggi del 1922 incentrati sulle avventure di un gruppo di bambini poveri) di antesignana memoria, si lamenta del fatto che leggere e collezionare fumetti a le giorno d’oggi non è piacevole come dovrebbe essere. «Meglio tornare alle droghe pesanti» afferma il leader della combriccola, Timmy Turbo.
Capelli rossi, occhi di bottone fissi sul selciato, il ragazzo ha evidentemente bisogno di un discorso di incoraggiamento. Ed ecco irrompere nella sua vita e in quella degli altri ragazzi Tom Strong, il campione degli eroi, che spiega loro come non sia giusto etichettare in triste maniera tutti i fumetti. 
Tom Strong, che conosce questi giovani uno per uno perché facenti parti dell’esclusivo fan club Strongmen of America a lui dedicato, dice loro che non tutti i fumetti vengono fatti per nuocere, specie se questi sono gli !
In una manciata di vignette la linea editoriale ABC viene spiegata e raccontata al lettore. In maniera semplice e genuina, Alan Moore si pone in tre diverse posizioni per spiegarci in cos’è che ci avventureremo acquistando gli albi della linea ABC. 
Si fa lettore attraverso le parole del suo alter-ego, Timmy Turbo, che rappresenta non soltanto lui ma anche noi che veniamo così condotti attraverso un ragionamento. E’ narratore attraverso la sceneggiatura, e protagonista con un Tom Strong che chiude, esplicita e promuove la lettura della collana che non sarà in niente per niente simile a qualcosa di già visto negli ultimi dieci o venti anni. 

Tom Strong

Classico, non vuol dire migliore. Classico è qualcosa che non ha finito di dire quello che ha da dire. Super Uomo e meraviglie. Rilettura del mito, ricostruzione e genuinità di un Signor archetipo.

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Recuperare, rinnovare, riavvicinare al sogno. E chi, meglio di un campione dallo spirito indomito e l’animo candido può riuscire meglio in questo tentativo?
Un campione dunque, ma non solo in forza e meriti, ma anche di genuina meraviglia, ecco chi vuole far scendere in campo Alan Moore, qualcuno –non soltanto un personaggio dunque – che sia in grado di meravigliare trasversalmente noi poveri lettori imbelli che di quella visione non siamo stati partecipi. 
L’autore così riprende il superuomo, quello che c’era prima delle maschere e dei mantelli e della calzamaglie –pure troppo aderenti – e lo rinarra partendo dal suo antesignano.

Doc Savage, l’uomo di bronzo, era salito alla ribalta della letture di inizio 900 per la serie di caratteristiche che sarebbero poi diventate le fondamenta per i personaggi a venire.
Era un personaggio fantastico nella sua unicità e nella sua capacità di stupire: cresciuto da un manipolo di scienziati sin dalla più tenera età perseguendo perfezione fisica e mentale, in anni e anni di infiniti addestramenti ottenne forza e intelligenza superiori. Memoria fotografica, maestria nelle arti marziali e vaste conoscenze scientifiche furono le capacità che egli esercitò dedicandosi ogni giorno a due ore di intenso allenamento psicofisico. Era inoltre un maestro del travestimento e un eccellente imitatore di voci. Doc Savage puniva i malvagi e raddrizzava i torti.
Fu pubblicato tra il 1933 e il 1949 a opera di Lester Dent che ne scrisse ben 181 storie.

Ecco perciò, a quasi sessant’anni di distanza, nascere o rinascere il mito del superuomo.
Ricalcando quasi pedissequamente queste origini, nasce Tom Strong, il campione di Millenium City
Allevato in una speciale cabina a gravità alterata su un’isola tropicale, nutrito quasi esclusivamente con radici di goloka, la sua intelligenza viene accresciuta e stimolata prima dal padre scienziato che vuole farne il primo esemplare di una nuova razza umana, poi dal robot Pneuman.

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Tom Strong è il primo portavoce di quel rinnovamento del classico a cui Alan Moore anela con l’etichetta ABC: è il super umano per eccellenza, è forte, intelligente e nelle sue peregrinazioni ha persino trovato il tempo di farsi una famiglia.
Capelli sempre perfetti, dialettica senza sbavature, una stretta di mano solida e familiare, una moglie bellissima –per di più principessa di quella stessa isola che ha donato i natali al nostro eroe- e una figlia che, a quaranta e rotti anni, si diverte a viaggiare per le dimensioni come una monella.

È nella genuina e ingenua bontà delle storie che si riflette il pensiero di riconciliare il lettore con la meraviglia che il mondo del fumetto, preso com’è da personaggi spesso tetri e feroci, sembra avere dimenticato.
Tom Strong l’eroe, ma a questo punto andrebbe definito il Signor Strong data la sua indole, si scontra e rincontra con una serie di personaggi e situazioni classiche che non risolve, soltanto, a suon di pugni, ma attraverso l’ingegno, la parola e quel senso di fiducia che solo un essere umano del genere è in grado di infondere.
Eccolo perciò scontrarsi con Pangea, il primo essere vivente del pianeta Terra; l’uomo Modulare - la coscienza di uno scienziato pazzo che si fa assemblare da geek per poi partire alla conquista del mondo attraverso una serie di robot suoi simili e, per l’appunto, modulari; il Dottor Permafrost, amazzoni naziste, algide regine dei ghiacci, conquistatori transdimensionali e tante altre situazioni e personaggi che ricalcano sia le figure stereotipate oramai assodate nel nostro immaginario dei personaggi classici per eccellenza, sia la loro nuova lettura. E poi alieni, mondi paralleli o tangenti, viaggi nel tempo e il mantenimento di tutte quelle promesse letterarie a cui aneliamo quando ci immergiamo nella lettura. 

Non manca l’operazione meta fumettistica: le prime avventure di questo nostro beniamino per forza sono raccontate attraverso le pagine dell’albo che Timmy Turbo riceve come omaggio per essere entrato a far parte dell’esclusivo club Strongmen of America con la tessera numero 2059. 
Ovviamente le cose non possono essere così semplici per noi che leggiamo: mentre Timmy divora i suoi albi, diligentemente seduto al suo posto sulla vettura che lo conduce a scuola, intorno a lui si scatenano una serie di eventi di cui non sembra accorgersi. Tom Strong, proprio lui, sventa il tentativo di rapina dei famigerati banditi dei dirigibili che impazzano nella città verticale di Millenium City. 

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E siccome abbiamo detto essere anche un signore oltre che un eroe, Alan Moore tenendo fede alla caratteristica di eleganza signorile del personaggio, nelle ultime pagine del primo numero della serie dedicata a Tom Strong, chiude –o apre? – questo gioco metalettarario facendo sì che i due protagonisti s’incrocino ma non s’incontrino lasciandoci con uno esterrefatto “Porca Paletta” pronunciato da un altrettanto incredulo Timmy Turbo.

Chris Sprouse è il disegnatore chiamato a realizzare la forma grafica dei personaggi e delle storie, che attua utilizzando una notevole varietà di stili in sequenze spesso graficamente contrastanti ma di grande suggestione.
Se le pagine riguardanti la vita e le esperienze di Tom Strong sono realizzate in maniera realistica, con una spiccata ricercatezza dei dettagli, quelle dedicate a Timmy Turbo hanno un ché di cartoonesco e semplicistico.
Dunque qual è la realtà a cui noi lettori dobbiamo riferirci?

La serie di Tom Strong si è conclude dopo 36 numeri,  in un incontro scontro con l’armageddon e il suo araldo: Promethea!

Promethea 

Una storia, un viaggio, un trattato di magia, la visione filosofica dell’esistenza materiale e di quella fantastica ed il potere dell’immaginazione sulla vita di tutti i giorni. Giunge, infine, l’armageddon. 

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Madre, sposa, guerriera, sacerdotessa, portatrice del fuoco: chi è o cosa è Promethea?

Promethea è un viaggio, di quelli lunghi, magari a bordo di un aereo intercontinentale, con le poltrone scomode.
E’ un’idea, di quelle che ti tengono vigile, attento, sveglio nonostante le turbolenze.
Promethea è un promessa, un sogno, di quelli a occhi aperti e che t’insegue anche quando le palpebre le abbassi.
E’ un storia che continua anche quando hai concluso l’ultimo volume nonostante tu possa aver detto basta così.
Perché Promethea rappresenta esattamente quello che vogliamo che sia: un sogno a occhi aperti, un desiderio che si insinua nella coscienza, l’assottigliamento o l’avvicinamento di quest’ultima al sogno.
E non importa se in alcuni casi il messaggio che l’autore vuole trasmetterci non arrivi con precisione: quello, il messaggio, arriva lo stesso e lo fa nonostante la nostra ignoranza e la nostra incoscienza. 

Di primo acchito la storia di questa eroina si configura un po’ come quella di altre sue epigoni amazzoni, coraggiose e semisvestite, eroiche guerriere dalle fattezze classicheggianti che, in dorate e auliche pose plastiche, sconfiggono il male.
Ma è il tema della ricerca quello iniziale. Una ricerca che la studentessa Sophie Banks ha intrapreso per una tesi universitaria al cui centro c’è proprio lei, la mitica figura di Promethea. Mitica perché questo personaggio sembra provenire da un passato così lontano da sfumare in leggenda. Ancora, perché sembra che la sua figura si sia stagliata sui campi di battaglia di mezzo mondo e abbia accompagnato poeti, scrittori, letterati. Come un fantasma o un musa, Prometeha sembra vivere accanto agli umani senza mai manifestarsi pienamente.

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Proprio mentre Sophie cerca di mettere insieme il materiale per il suo lavoro, cercando di intervistare l’ultima testimone di una apparizione della semidea, viene attaccata da qualcosa di oscuro e altrettanto antico che sente in lei uno strano odore. Ed ecco giungerle in soccorso, in equilibrio sui fili dell’alta tensione, una donna in sovrappeso con indosso il simbolo della dea –un caduceo- pronta a dare battaglia a quella creatura. 
E’ dunque quella Promethea? Non solo e non soltanto. Promethea è chi decide di esserlo, chi sa evocarla riconoscendo la giusta via, chi conosce la determinazione delle giuste parole. 
E così Sophie diviene Promethea a sua volta e salva la sua salvatrice per poi intraprendere una nuova ricerca, questa volta nei panni del suo alter-ego, che la porterà a concludere che questo mondo e questo universo vanno condotti portati a termine.

Non è una lettura facile, ma felice lo è eccome. Se è lo spazio bianco tra le vignette a definire il fumetto, possiamo dire che in questa serie la regola viene ridefinita. 
Se all’inizio la lettura risulta semplice e lineare, con il tratteggio del mondo in cui si muovono la protagonista e i suoi abitanti, originale ma non del tutto innovativo, ben presto l’aspetto letterario, simbolico e magico prendono il sopravvento cambiando completamente il presupposto della lettura. Sappiamo che la nostra eroina è alla ricerca di qualcosa ma a un certo punto, come lei, non ci rendiamo più conto pienamente di cosa.
Là dove i messaggi di Alan Moore si fanno troppo ricercati e meno concreti, viene in soccorso la maestria del disegnatore, J.H. Williams III, che abbraccia decenni di esperienze grafiche, artigianali, digitali, sperimentali. L’illustrazione ci prende per mano conducendoci nei giusti luoghi di questo intricato labirinto narrativo, per poi lasciarci di nuovo da soli nei pressi dell’uscita ad assistere all’epilogo.

Promethea è un viaggio e un messaggio. Raccontata qui nella materia, della materia ella non vive. Ci conduce in ogni direzione dell’immaginazione rendendo ogni cosa più vicina al reale di quel che pensiamo. Promethea esiste e il suo dono è nel fuoco. 

Fine seconda parte

Abbiamo parlato di:
Tom Strong Vol. 1-6
Alan Moore, Chris Sprouse, AA VV
Magic Press, 2003 – 2009
pagine varie, brossurati, colore

Promethea Vol. 1-5
Alan Moore – J.H Williams III
Magic Press, 2003-2008
pagine varie, brossurati, colore

 

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