E’ stata rinviata a data da destinarsi l’apertura del processo a carico di Simone Ehivet Gbagbo, moglie dell’ex presidente, e di altri 82 militanti del Fronte popolare ivoriano (Fpi), l’ex partito al potere oggi principale forza di opposizione in Costa d’Avorio.
Lo hanno riferito fonti di stampa locale ed africana che ieri aspettavano l’avvio del processo alla Corte di assise di Abidjan, chiamata a pronunciarsi sull’accusa di attentato alla sicurezza dello Stato.
Martedì, nel corso di un’udienza preliminare alcuni degli imputati si sono presentati al presidente della corte, Tahirou Dembélé, per confermare la propria identità. Tra di loro oltre all’ex first lady ci sono l’ex primo ministro Aké N’Gbo e i massimi dirigenti del Fronte popolare ivoriano: Pascal Afi N’Guessan e Sangaré Abou Drahame. Su 83 imputati, 24 sono in libertà provvisoria.
Gli avvocati degli imputati sono stati avvertiti poche ore prima dell’atteso processo del rinvio dell’apertura a data da destinarsi. “Era prevedibile (….) I giudici non sono pronti e non conoscono ancora a fondo i dossier” ha dichiarato l’avvocato Frédéric Blédé.
Per Affi N’Guessan, presidente dell’Fpi, partito creato da Laurent Gbagbo – processato all’Aia per crimini contro l’umanità commessi durante la crisi elettorale del 2010-2011, conclusa con 3000 vittime – si tratta di un “processo politico per mettere a tacere l’opposizione” in vista delle elezioni presidenziali del 2015.
Secondo stampa ed osservatori politici, le autorità di Abidjan intendono dimostrare al mondo che sono in grado di celebrare un processo equo e di fare giustizia sui crimini commessi durante l’ultima crisi.
Finora il governo ivoriano si è rifiutato di estradare alla Corte penale internazionale Simone Gbgagbo, 65 anni, soprannominata la ‘donna di ferro’, formalmente accusata di crimini contro l’umanità assieme al marito.
Il processo che si aprirà ad Abidjan verterà esclusivamente sulle accuse di “attentato alla difesa nazionale” e complotto contro lo Stato.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)