Accuse all’ex presidente francese Nicolas Sarkozy e alle Nazioni Unite, un attacco all’attuale capo di Stato ivoriano Alassane Ouattara, una sfida ai rappresentanti dell’accusa, invitati a portare “le prove” di quanto affermano.
Al tribunale di Abidjan, dove è comparsa nell’ambito di un processo che la vede tra gli 82 imputati, è stato il giorno di Simone Gbagbo, moglie dell’ex presidente della Costa d’Avorio Laurent Gbagbo, a sua volta sotto accusa, ma davanti alla Corte penale internazionale (Cpi–Icc) dell’Aja.
Nella sua deposizione – il suo primo intervento pubblico riguardo la crisi post-elettorale del 2010-2011 e gli scontri armati che ne seguirono – Simone Gbagbo ha negato le varie accuse che le sono state mosse, a partire da quella di aver contribuito a “omicidi di massa”. “Non intervenivo nella gestione del governo – ha sostenuto la donna –. In quanto deputata di Abobo, mi occupavo delle persone in difficoltà di quel distretto”.
L’ex ‘premiere dame’ ha negato anche l’esistenza di una “cellula di crisi” nell’entourage presidenziale, di cui avrebbe fatto parte. Nei mesi della crisi post-elettorale Simone era stata descritta dall’opposizione e da vari commentatori come una consigliera ascoltata del marito.
Nel corso della deposizione, la moglie dell’ex presidente ha anche affrontato alcuni temi politici relativi alla crisi militare del 2010-2011.
A suo parere le responsabilità di quanto accaduto andrebbero attribuite a Sarkozy (colpevole, secondo Simone, di aver ordinato indebitamente il bombardamento della residenza presidenziale) e anche a Choi Young-jin, al tempo rappresentante delle Nazioni Unite nel paese, che avrebbe “oltrepassato le sue funzioni”.
Quanto al rivale del marito, l’attuale capo di Stato Ouattara, sarebbe secondo lei da considerarsi soltanto “presidente di fatto” e non eletto.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)