Qualche tempo fa ho partecipato a un incontro di formazione fra docenti di diversi ordini di scuola. Si trattava di un incontro dibattito sul bullismo, a un certo punto l'attività prevedeva ci si ritrovasse in un ristretto gruppo di insegnanti, ciascuno a illustrare la propria esperienza.
Erano presenti insegnanti di scuola Secondaria di Primo Grado e di scuola Primaria, i lavori erano organizzati secondo un preciso ordine del giorno e una scaletta scandiva la sequenza degli interventi e gli argomenti da sviluppare.
Tutto è filato liscio per qualche minuto quando ad un tratto il numero delle voci si è moltiplicato e tutti parlavano con tutti come in una babele. Mi sono coperta le orecchie come fanno i bambini e ho atteso che le voci si placassero, finita la prima ondata verbale, ho preso la parola come da turno ma con calma per darmi il tempo di ordinare i concetti che intendevo esporre, tempo tre parole sono stata interrotta in sequenza da una domanda e da un collega che ha anticipato le mie conclusioni. A quel punto tutti hanno ripreso a parlare con tutti e pur invitata a continuare sono stata zitta definitivamente ribadendo la mia difficoltà a intervenire mentre altri parlavano.
In quel momento ho fortemente desiderato che lì ci fosse un grande specchio, come quelli dei telefilm polizieschi e che dietro a osservare ci fossero i nostri alunni.
Così da poterci osservare e poi toccasse, almeno per una volta, a loro darci un voto in comportamento o in Cittadinanza e Costituzione.
Riflettendo a voce alta, io credo che sia importante da educatori immaginare, anche se quello specchio non esiste, che i nostri alunni ci osservano, sapere che si è credibili quando le regole più che impartite sono applicate senza distinzione alcuna di luogo e di ruolo. Non si tratta di questione di costume o di educazione, e meno che mai di parità non si fraintenda, anzi tutt'altro, è semplicemente una questione di abito mentale e di opportunismo educativo. Lo stesso che ci permette di utilizzare sempre gli stessi codici di comportamento sia che si agisca con gli alunni sia che ci si trovi tra adulti, perché molta della nostra efficacia di insegnanti dipende da quell'abito.
(E' evidente che l'episodio è una ricostruzione, una sintesi di tante situazioni, in cui tanti di noi, anche non docenti, si riconosceranno)
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