Poche settimane fa, il Ministero delle Infrastrutture e Trasporti ha predisposto il decreto attuativo per l’abolizione della vita tecnica degli impianti a fune italiani, che prevedeva un termine massimo dai 30 ai 60 anni, in base al tipo di impianto, oltre il quale era necessario sostituirli.
E’ una notizia importante che attendevamo da mesi e che dà un futuro alle nostre montagne. Il concetto di vita tecnica, infatti, non esiste in Europa e dopo il parere dell’Ue eravamo riusciti ad ottenerne la cancellazione anche nel nostro Paese, con un emendamento al Decreto “Sblocca Italia” approvato il 6 novembre 2014.
Senza questo documento attuativo, però, la modifica alla legge correva il rischio di restare solo sulla carta e di non diventare operativa a tutti gli effetti.
La scadenza tecnica degli impianti a fune era stata introdotta dalla normativa italiana 30 anni fa, con il D.M. del 2 gennaio 1985. Nel 2000 l’Unione Europea aveva varato una Direttiva per definire i requisiti di sicurezza obbligatori negli impianti che trasportano persone. L’Italia aveva recepito la Direttiva nel 2003, eliminando la scadenza per quelli costruiti dopo tale data e dotati di marchio CE, ma mantenendolo per tutti gli impianti precedenti.
In pratica il nostro Paese ha mantenuto per tutto questo tempo un vincolo non necessario, aggiungendo per gli operatori italiani un ulteriore obbligo a quelli richiesti dall’Europa.
Gli impianti a fune in Italia sono più di 400, con un giro d’affari che sfiora un miliardo di euro, circa il10% del valore dell’intero “sistema neve” che nella passata stagione è salito a 10,1 miliardi di euro in crescita del+3,3%.
Adesso, finalmente, è stata riequilibrata la situazione: verrà garantita la sicurezza, ma senza penalizzare la competitività delle nostre imprese con aggravi burocratici e costi non necessari, che rischiavano di compromettere il futuro delle nostre montagne.
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