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Abolizione delle province: NO

Creato il 30 aprile 2011 da Verymuch

Abolizione delle province: NO PDF Stampa E-mail

Scritto da Maurizio Fasano   

Sabato 30 Aprile 2011 00:00

Programma elettorale del Pdl

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Settima missione: un piano straordinario di finanza pubblica

...Il nostro impegno sarà all'opposto sul lato della spesa pubblica, che ridurremo nella sua parte eccessiva, non di garanzia sociale, e perciò comprimibile. A partire dal costo della politica e dall'apparato burocratico (ad esempio delle Province inutili)

PAROLA NON RISPETTATA

FATTO:

Dopo un acceso dibattito politico, anche attraverso i mezzi di comunicazione la maggioranza ha deciso di non abolire le province inutili.

Durante la direzione nazionale del Pdl del 22 aprile 2010, il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi spiega che è ancora in studio l'abolizione delle province delle città

metropolitane, ma che, dopo uno studio più approfondito, l'abolizione di altre province risulta essere inutile, perchè il risparmio sarebbe irrisorio.

Berlusconi sottolinea che le maggiori spese delle province (stipendi dei dipendenti), rimarrebbero intatte, in quanto tutto il personale sarebbe riassorbito dalle regioni.

In realtà il tema dell'abolizione delle province è al centro di ogni campagna elettorale e del dibattito politico da decenni. E nell'ultima campagna elettorale è stato un cavallo di battaglia anche di altri partiti, in primis il Pd.

Molte forze politiche concordavano sul fatto che l'abolizione avrebbe fatto risparmiare ai conti dello Stato cifre elevatissime, da 12-13 miliardi di euro in su.

L'abolizione delle province era un tema discusso sin dall'assemblea costituente, che aveva grossomodo previsto la soppressione con l'istituzione delle regioni a statuto ordinario, avvenuta nel 1970 ancorché prevista dalla Costituzione.

Nel corso dei decenni la via percorsa è stata inversa a quella indicata dai padri costituenti, sono sorte nuove province, molte delle quali con un numero molto esiguo di abitanti.

L'incremento più sostanziale è quello del 1992 con la creazione di ben 8 province: Verbano-Cusio-Ossola, Biella, Lecco, Lodi, Rimini, Prato, Crotone, Vibo Valentia.

Nel 2001 la Regione Autonoma della Sardegna ha istituito altre 4 province divenute operative nel 2005, Olbia-Tempio, Ogliastra, Medio Campidano e Carbonia-Iglesias mentre nel 2004 il Parlamento ha istituito le 3 province di Monza e della Brianza, di Fermo e di Barletta-Andria-Trani che sono divenute operative nel 2009 portando il numero complessivo delle province a 110.

Tra maggio e giugno 2010 va in onda la telenovela “taglio si taglio no”.Tutto è legato alla manovra economica varata dal Governo che prevedeva il taglio delle province con meno di 220.000 abitanti.

Bossi si è subito espresso in merito: «Se provate a tagliare la provincia di Bergamo, succede la guerra civile...». Ma la Provincia di Bergamo conta più di un milione di abitanti, non è certo tra le più piccole d'Italia. Forse, quindi, inizialmente Tremonti aveva pensato a tagli molto più estesi.

Subito dopo dietro-front della maggioranza che decide di abolire solo le mini-province con meno di 220 mila abitanti non appartenenti alle Regioni a statuto speciale.
Dopo la polemica degli esponenti politici delle province interessate al taglio il governo fa un altro cambiamento, l'abolizione sarà solo delle province con meno di 220 mila abitanti, che non sono province di confine, che non sono in regioni a statuto speciale, che non hanno più del 50% del territorio montuoso. Alla fine rimangono 4 province interessate, ma poi si decide di annullare anche il loro taglio.

Tremonti aveva smentito tutto il susseguirsi di notizie, provando a fare chiarezza: “E' una notizia falsa. Nella manovra economica varata dal governo non ci sarà nessuna abolizione delle Province.

Per abolirle occorre modificare la Costituzione”


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