Mi è capitato in mano oggi un articolo di giornale di qualche settimana fa, in occasione del convegno nazionale tenutosi a Roma della LAIGA (Libera associazione italiana ginecologi per l’applicazione della legge 194).
Ora, non intendo certo aprire una discussione sull’aborto, sul dramma che rappresenta per la donna, sull’efficacia della legge 194 e via dicendo.
Intendo soltanto notare che qualificare come omicidio, in base a un convincimento religioso, un’attività consentita (a determinate condizioni) dallo Stato e quindi essere autorizzati a non esercitarla, mi sembra una pura follia.
Un medico non vuole esercitare una determinata attività? Cambi mestiere.
Sarebbe come se un tabaccaio si rifiutasse di vendere le sigarette, pretendendo di mantenere la propria privativa.
E’ uno dei casi nei quali lo Stato si ritira, con la coda tra le gambe, di fronte a un bislacco modo di intendere la religione.
Ma forse il difetto sta proprio in quest’ultima…