Torna il marchigiano Marco Bernacchia con la sua creatura Above The Tree. In questo caso, non solo nell’intestazione, a lui si aggiunge un vero e proprio gruppo (Enrico Bocchini e Edoardo Grisogani alle percussioni), e di riflesso si allargano pure le coordinate del progetto. Rispetto ai lavori precedenti (ricordiamo anche una bella collaborazione con Johnny Mox) la vena psichedelica è rafforzata e veniamo catturati da atmosfere più cangianti del solito, tra eco e i momenti di rilascio tensionale che dominano il disco. D’altronde siamo al cospetto di una sorta di concept album ispirato all’idea di primitivismo (le allusioni alla popolazione aborigena, a quelle cave dove l’uomo muove i primi passi e agli spiriti che forse non si ricordano più). Oltre al concept stesso, va segnalata una continuità di fondo di tipo stilistico rispetto ai precedenti lavori, quindi note sparse di quello che sembra un banjo (“Down-Wind Song”) e chitarre fortemente riverberate e desertiche (“People From The Cave”, con la melodia che si staglia sorniona). In generale è forte la sensazione che Above The Tree sia un officiante perso in quelle atmosfere oppiacee che caratterizzano la rinata psichedelia italiana, ma non dimentichiamo che lui per primo stempera il discorso indossando maschere pennute per risultare altro da sé, senza prendersi troppo sul serio. Cave Man assolve bene al suo compito, ma non è uscita che colpisce al primo ascolto, per dire la verità, ma che risulta abile nel mescolare con sagacia le carte in tavola (si pensi anche a un “nuovo spiritualismo” in musica, vedi la lunga “Black Spirits”).
Chiude la traccia migliore del lotto, la cinematografica “End Of Era”, che è come farsi produrre da Ry Cooder senza che lui ne sia consapevole, passateci la provocazione. Registra, rigorosamente in analogico, Maurizio Abate (di stanza a Ca’ Blasè e membro degli Eternal Zio).
Tracklist
01. Aborigenal Dream
02. People From The Cave
03. Down-Wind Song
04. Berbers In Action
05. Black Spirits
06. End Of Era