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"NEL 1970, nessuno immaginava di prendere le impronte a certi bambini. La guerra nella Jugoslavia allora unita era di là da venire. Eppure, c’era chi aveva il fegato per andarsene. In cerca di un futuro. Migliore, per Sefik, bosniaco musulmano di Bijeljina e Jurka, croata cattolica di Zadar, lo sarebbe stato di default. Il difficile, semmai, era pensare di trovarlo, insieme, a Rosengård (si pronuncia “Rùsengord”), dieci settori costruiti nel decennio prima su 331 ettari alla periferia di Malmö, Svezia meridionale.
Zlatan nasce, il 3 ottobre 1981, dopo Sapko (30-4-1973) e Sanela (18-7-1979) e prima di Alexander (10-7-1986). Con mille mestieri - alla fine guardia privata e manutentore di stabile il marito, donna delle pulizie la moglie - pranzo e cena non mancano, ma il lusso non è di casa".
(da http://footballpoetssociety.blogspot.com/ per me uno dei migliori blog sul calcio)
A dividere fra nord e sud non solo geografici i 21.447 abitanti c’è la Amiralsgatan, arteria-simbolo della segregazione fra autoctoni e immigrati (84%), in gran parte figli della generazione scampata alla guerra civile slava. Al di sotto di quella sorta di Rubicone scandinavo, al sesto piano in Commans Vag, casermone del Miljonprogrammet (“Programma del milione” di nuovi alloggi popolari), si stipano gli Ibrahimovic. Sefik e Jurka e sei tra figli e figliastre (Monika e Violetta).
I campi di calcio di Rosengård fra le case e i palazzi del suo quartiere per lui erano già gli stadi di San Siro o di Wembley: - "Era sempre là a giocare. Non so quante volte i vicini sono venuti a lamentarsi del pallone che finiva immancabilmente nelle loro siepi" - ha ricordato con un sorriso la madre Jurka. ma nella sua autobiografia
c'è anche scritto che la madre picchiava il piccolo Zlatan con un cucchiaio di legno, rompendoglielo in testa. Comunque lui si consolava rubando biciclette e lasciando a bocca aperta i ragazzi più grandi con il pallone tra i piedi. "All'età di dieci anni Zlatan gioca nella squadra del Balkan, nella categoria dei ragazzi due anni più grandi di lui: in una partita contro la squadra del Vellinge parte dalla panchina. Alla fine del primo tempo il Balkan perde 4-0 e Zlatan entra in campo nella ripresa: è lui a segnare gli 8 goal del risultato finale 8-5. Il Vellinge protesta sollevando l'accusa che Zlatan sia più vecchio del limite di 12 anni: è stato necessario mostrare il certificato di nascita per convincere gli avversari e addirittura stupirli, provando loro che il ragazzo era addirittura due anni più giovane". (da Biografieonline )
«Negli occhi ha una luce particolare, quella di chi ama il calcio”, dicevano gli osservatori a papà Sefik.
All'Ajax lo accusarono di aver causato di proposito l'infortunio di un compagno che gli toglieva spazio. Nell'agosto del 2006 scandalizzò l'Italia lasciando la Juventus per l'Inter in piena Calciopoli. Tre anni e altrettanti scudetti dopo volò verso la squadra dei suoi sogni, il Barcellona, ma con Guardiola il rapporto non decollò. Dietro l'angolo c'era l'ennesimo colpo di teatro e il ritorno a Milano, stavolta con la maglia rossonera... ( per chi non lo sapesse: Zlatan = “oro” in croato)
Alcune sue celebri dichiarazioni:
«Io sono come Cassius Clay. Quando annunciava di voler battere il suo avversario in quattro riprese, lo faceva.»
«Dove vado io si vince.»
«Quando sono arrivato in Italia, tutti dicevano che ero un giocatore fantastico, ma che non segnavo tanti gol. Sarei curioso di sapere cosa hanno da dire adesso.»
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