Photo credit: Πρωθυπουργός της Ελλάδας / Foter / CC BY-SA
Abu Mazen, successore di Yasser Arafat alla presidenza dell’ANP (Autorità Nazionale Palestinese), è oggi in visita al Vaticano. E c’è aria di cambiamento. Al termine di un incontro durato 25 minuti, tenutosi nella Sala della Biblioteca alla presenza di un interprete, Papa Francesco ha donato a Mazen una penna dei Musei Vaticani. All’affermazione di Papa Francesco «Sicuramente avrà molte cose da firmare», il presidente ha risposto, accettando il dono «Spero di usare questa penna per firmare l’accordo di pace con Israele».
La penna raffigura la colonna del baldacchino di Bernini dell’altare della Confessione in San Pietro, come tutte quelle che il Papa usa consegnare ai Capi di Stato. In cambio ha ricevuto la prima Bibbia stampata in Palestina e un quadro con un paesaggio di Betlemme.
Dopo l’incontro, incentrato proprio sulla situazione israelo-palestinese, Abu Mazen si è detto soddisfatto e ha dichiarato di aver invitato il Papa in Terra Santa. Nel suo primo incontro con il nuovo Pontefice, il presidente Abu Mazen è arrivato accompagnato da una delegazione di 13 persone, tra le quali sono comprese due donne: il sindaco di Betlemme e l’ambasciatrice palestinese presso il Quirinale.
Il Papa ha poi celebrato Messa, scagliandosi contro il cristianesimo ideologico, bollato come una “brutta malattia”, propria di chi ha perso la fede.
Sembra aprirsi uno spiraglio su tanti fronti che hanno afflitto la politica internazionale per decenni: tra questi la guerra israelo-palestinese è responsabile di più di un secolo di tensioni, di vittime, di massacri in nome di ideologie, territorio, religione, economia.
Ora: non saranno le prime né le ultime dichiarazioni in favore della pace che vengono fatte a questo proposito. Ma si percepisce un clima più disteso. Forse doveva arrivare un pontefice più aperto e meno legato alle ideologie per fare da mediatore. Forse si è stanchi di combattere una guerra che non ha portato niente se non morte. Forse entrambi gli illustri personaggi che si sono incontrati oggi hanno guardato con occhio preoccupato la situazione siriana e hanno parlato apertamente della poca libertà di religione che vige in Medio Oriente. Non è molto ciò che è stato fatto finora. Probabilmente è proprio il cambiamento di prospettiva ciò che serve per dare il via a tutto.