Abu Othman, il secondo boia di origine francese
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Gli attimi prima dell’esecuzione (Fonte: iraqnews.com)
Si fa chiamare Abu Othman, ma il suo vero nome è Michael Dos Santos, un ragazzo di ventidue anni proveniente da Champigny-sur-Marne, una località francese poco distante dalla capitale, Parigi. Il ragazzo era comparso nel video dove viene mostrata l’esecuzione di Peter Kassig, l’ultimo ostaggio americano decapitato la settimana scorsa, assieme ad alcuni prigionieri siriani.
Michael Dos Santos, o Abu Othman, è uno dei due jihadisti che compaiono nel video, assieme a un altro francese che era già stati identificato dai servizi segreti francesi, Maxime Hauchard, anche lui di ventidue anni, proveniente da Rouen. Questo si è convertito a diciassette anni all’Islam, compiendo in tutto tre viaggi in Siria e in Mauritania, ma solo al terzo viaggio (motivato come missione umanitaria per portare aiuto alle famiglie colpite dagli attacchi) è riuscito a entrare in contatto con dei gruppi legati all’Isis, unendosi così a loro.
Il Ministro francese Valls ha affermato oggi che i jihadisti di origine francese si aggirano attorno al migliaio, e che una cinquantina siano morti negli scontri degli ultimi giorni. Riguardo al numero di francesi convertiti all’Islam e che sostengono lo Stato Islamico, Valls ammette di non essere sorpreso, ma che comunque combatteranno con più impegno per bloccare le barbarie del movimento. Non sono solo francesi, comunque, gli jihadisti che hanno lasciato le proprie famiglie e il proprio Paese per inseguire la causa islamica, ma provengono da qualsiasi parte del mondo, di cui un centinaio anche dall’Italia.
Dall’America, conferma l’FBI, sono presenti in Siria centocinquanta cittadini convertiti, che in queste ore stanno venendo identificati per capire se esiste una seria e provata possibilità che possano tornare negli Stati Uniti per portare avanti un attacco terroristico.
Anche Angelino Alfano usa parole molto dure riguardo l’Isis, affermando che siamo di fronte a una sfida del terrorismo. Ammette la preoccupazione per gli italiani che si sono uniti all’Isis, affermando che manca una legge che preveda di punire “chi vuole andare a combattere non essendo un reclutatore, ma un reclutato”, ma che è in elaborazione un testo per colmare questa lacuna, oltre a portare avanti dei controlli severi sui sospetti, molto simili a quelli esercitati ora sui sospettati ad avere contatti con gruppi mafiosi.
Obama, nel frattempo, dopo la sconfitta alla Camera e al Senato, deve fare i conti con le famiglie degli americani morti, per i quali non è stato possibile far nulla per salvarli. Dopo il terzo ostaggio americano decapitato, il Presidente degli Stati Uniti è sempre più convinto che la missione militare che sta portando avanti deve continuare, impedendo all’Isis di avanzare e distruggerli prima che le barbare uccisioni aumentino ancora.
di Alessandro Bovo
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