Ogni morte è diversa, chi è estraneo o esterno a quella morte deve restare tale.
I politici sono soggetti esterni alla morte dei propri cittadini e non possono decidere su come devono morire.
E’ immorale, inumano e contro ogni buonsenso. Non esiste in Europa una legge che imponga ai propri cittadini il sondino di Stato e non esiste, come sostengono loro, un vuoto legislativo.
C’è la convenzione di Oviedo (qui) che ha già specificato tutto e che l’Italia ha firmato e dalla quale è scaturita la legge di ratifica del 28 marzo 2001. Non c’è bisogno di aggiungere altro.
E’ un abuso del senso di libertà di legiferare per il popolo. C’è un limite da non superare e da rispettare, quel limite è il rispetto della vita di ciascuno di noi.
Introducono anche una novità che è l’obiezione di coscienza sul corpo sofferente del povero inconscio: ”Il parere espresso dal collegio dei medici non è vincolante per il medico curante, il quale non è tenuto a porre in essere prestazioni contrarie alle sue convinzioni di carattere scientifico e deontologico”.
E’ una legge che va contro l’opinione pubblica, visto che tutti i sondaggi dicono che l’80 per cento degli italiani è a favore del fatto che uno possa scegliere per sé della propria vita. Se passa è solo perché nessuna trasmissione di approfondimento politico ha dato spazio alla questione e nemmeno le opposizioni si sono mobilitate» ( Marco Cappato).
Due sciacalli sono all’opera alla Camera oggi, 12 luglio 2011, due sciacalli che si abbuffano sui nostri cadaveri: Binetti e Gasparri. Non è possibile che due teste del genere possano decidere sulla sofferenza degli altri, imponendola in nome dello Stato, eppure accade.
Scrive Silvia Cerami:
«Una norma ingiusta», «impietosa», «massimalista sul piano ideologico e fragilissima dal punto di vista giuridico». «Una legge di una gravità inaudita», peggio «anticostituzionale». «Una sopraffazione giocata sulla pelle dei cittadini», «una soluzione irrazionale e in aperto contrasto col principio del rispetto della persona umana», perché «si parla di Stato di diritto, ma qui i diritti vengono violati».
Martedì, dopo due anni di rinvii, la Camera vota sul disegno di legge relativo al testamento biologico e lo scontro si riapre. Il testo non sarà definitivo, perché il provvedimento dovrà essere votato anche al Senato, ma la maggioranza prova la spallata decisiva.
Punto chiave l’articolo 3 del ddl con cui si stabilisce la platea della Dichiarazione Anticipata di Trattamento (DAT) e si affronta la questione dell’alimentazione e dell’idratazione assistita. Per le opposizioni si tratta di una decisione che calpesta i diritti individuali tutelati dalla Costituzione e non riconosce la sovranità della libertà di coscienza.