Guillaume Apollinaire e il misterioso furto della Gioconda
Sembra il titolo di un romanzo invece è la vera storia di quanto accadde in un’afosa giornata di agosto del 1911 a Parigi, nel tempio più importante e più famoso dell’arte: il Louvre.
Alle otto del mattino, sistemati cavalletto e tavolozza nella Salle Carrée, il copista autorizzato Louis Béroud si accorse che era sparita dal muro che la ospitava la donna più famosa del museo la Gioconda di Leonardo Da Vinci. La notizia, nonostante la discrezione della polizia, fece immediatamente il giro di Parigi conquistando le prime pagine di tutti i giornali del tempo. Le ipotesi avanzate furono tantissime: dal semplice furto su commissione, al gesto di un fanatico, allo zampino delle spie tedesche.
Fra lo stupore generale invece a distanza di pochi giorni fu arrestato il giovane e promettente scrittore Guillaume Apollinaire, candidato da pochissimo al prestigioso premio Goncourt, e insieme a lui, con l’accusa di ricettazione e furto di opera d’arte, l’amico e artista Pablo Picasso.
Dopo numerose indagini e interrogatori che non portarono a nulla, solo a distanza di due anni la polizia francese scoprì il vero colpevole: l’imbianchino Vincenzo Peruggia che, la mattina di lunedì 21 agosto era entrato dalla porta di servizio, aveva prelevato il quadro, si era liberato della cornice in un sottoscala, ed era uscito indisturbato con la Gioconda sotto al cappotto. Il tutto con una nonchalance da provetto Arsenio Lupin.
Quali furono i motivi che lo spinsero a compiere un gesto così “ardito”, lo chiarisce la figlia di Peruggia, Celestina, chiamata da tutti Giocondina. In un’intervista rilasciata a Costanzo Gatto (http://www.stilearte.it/articolo.asp?IDart=934) dichiarò che il padre l’aveva rubata in primo luogo perchè pensava si trattasse di una parte del bottino di Napoleone – ritornato in Italia, infatti, prese contatti con un antiquario fiorentino per consegnarla agli Uffizi – e poi per prendersi gioco dei francesi che a causa del suo mandolino lo chiamavano mangia-maccheroni.
Un brutto quarto d’ora per il celebre scrittore francese e la notorietà a vita per un semplice imbianchino, passato alla storia come “Il ladro della Gioconda”.