Oggi ricordiamo l’anniversario della nascita di uno dei grandi della letteratura: Lev Tolstoj.
Lev Tolstoj
La caratteristica che distingue la vera arte da quella contraffatta è una sola e indubitabile: il contagio dell’arte. [...] non sarà un’opera d’arte se non suscita nell’uomo quel sentimento, completamente differente dagli altri, di gioia nell’unione spirituale con un altro (l’autore) e con altri ancora (gli ascoltatori o spettatori) che contemplano la stessa opera d’arte.
Lev Nikolaevič Tolstoj (Jasnaja Poljana, Tula 1828 – Astapovo, Rjazan 1910) fu un romanziere russo, uno dei maggiori autori della letteratura mondiale. Orfano a due anni della madre e a nove del padre, fu allevato dalla zia, che affidò la sua educazione a precettori tedeschi e francesi. Nel 1844 si iscrisse all’Università di Kazan, dove frequentò prima i corsi di lingue orientali e poi di giurisprudenza, senza tuttavia concludere gli studi. Dopo un breve quanto inefficace tentativo di migliorare le condizioni dei contadini che, in stato di servitù, lavoravano nella proprietà familiare di Jasnaja Poljana, Tolstoj si trasferì a Mosca dove prese a frequentare l’alta società, con l’ingenuo proposito, come annotava nel diario, di migliorarne i costumi.
Poiché i piaceri sono pochi e tutti alla fine annoiano e i desideri sono infiniti, ciò significa che per quanto un uomo sia ricco e in buona salute non sarà mai soddisfatto, anzi al contrario, più diverrà ricco più sarà annoiato, perché più numerosi sono i godimenti che uno ha e meno essi lo rallegrano.
Nel 1851 si unì al reggimento del fratello, di stanza nel Caucaso, esperienza che in seguito gli avrebbe dato lo spunto per il romanzo breve I cosacchi (1863), in cui il languore sofisticato di un giovane moscovita viene contrapposto al semplice vigore di chi vive in armonia con la natura. Fece tuttavia il suo esordio letterario con una trilogia autobiografica (Infanzia, 1852; Adolescenza, 1854; Giovinezza, 1856) in cui tracciava senza retorica o sentimentalismi il processo di crescita comune a ogni giovane. Il favore della critica si rinnovò con i successivi Racconti di Sebastopoli (1855-56), ritratto amaro del falso eroismo degli alti ranghi militari e dell’abnegazione coraggiosa dei soldati semplici sullo sfondo della guerra di Crimea, nella quale egli stesso combatté.
Nel 1856 Tolstoj cominciò a interessarsi di pedagogia e, durante alcuni viaggi all’estero (1857 e 1861), visitò le scuole elementari in Francia e in Germania per documentarsi e avviare un progetto educativo rivolto ai figli dei contadini di Jasnaja Poljana. Negli anni successivi al 1862 scrisse i suoi due maggiori romanzi, Guerra e pace (1865-1869) e Anna Karenina (1875-1877).
L’uomo ama, non perché sia suo interesse amar questo o quello, ma perché l’amore è l’essenza dell’anima sua; perché non può non amare.
Le opere
1852 Infanzia Racconto
1853 L’incursione Racconto
1854 Adolescenza Racconto
1855-56 Racconti di Sebastopoli Racconti
1856 Giovinezza Racconto
1859 La felicità domestica Racconto
1863 I cosacchi Romanzo
1865-69 Guerra e pace Romanzo
1875-77 Anna Karenina Romanzo
1880-82 Confessione Saggio sulla religione
1886 La morte di Ivan Il’ic Racconto
1888 La potenza delle tenebre Dramma
1887-89 La sonata a Kreutzer Racconto
1894 Il regno di Dio è in voi Saggio sulla religione
1895 Padrone e servitore Racconto
1898 Che cos’è l’arte? Saggio sull’estetica
1899 Resurrezione Romanzo
I capolavori
Ritenuto uno dei maggiori romanzi mai scritti, Guerra e pace è una grandiosa descrizione epica della società russa fra il 1805 e il 1815, negli anni cioè che di poco precedettero e seguirono l’invasione napoleonica. Capolavoro del realismo, fa agire centinaia di personaggi, alcuni dei quali storici, e descrive le battaglie di quegli anni, ma è soprattutto la cronaca della vita di cinque famiglie aristocratiche. I personaggi sono tratteggiati con grande concretezza e analizzati con acuta introspezione. La figura di Nataša Rostova, ad esempio, che alla vita chiede amore, matrimonio e figli, esprime la visione ottimistica dell’autore sullo scorrere della vita umana, ed esemplifica in termini narrativi la sua concezione del processo storico, secondo la quale la storia è soprattutto il risultato di forze anonime e accadimenti individuali, non il succedersi di eventi grandiosi determinati da figure carismatiche. La consapevolezza degli orrori della guerra e delle manchevolezze umane non soffoca il fondamentale ottimismo che pervade il romanzo né il suo messaggio, ispirato dalla felicità personale di Tolstoj in quegli anni creativi, che è quello di appassionato amore per la vita in tutte le sue manifestazioni.
Anna Karenina è uno dei capolavori psicologici moderni, in cui venne raggiunta una nuova compattezza narrativa. La visione esuberante di Guerra e pace cede qui a toni pessimistici e il conflitto interiore dei protagonisti rimane irrisolto. La passione adultera di Anna per il giovane ufficiale Vronskij, entro la cornice dell’alta società di San Pietroburgo, è in netto contrasto con l’amore, consacrato dal matrimonio, di Kitty e Constantin Levin, i quali impersonano la radicata convinzione di Tolstoj della superiorità della vita rurale, a contatto con la natura, rispetto al mondo urbano, fatuo e superficiale. Ciò non impedisce all’autore di manifestare profonda pietà per la sua eroina, condannata alla sofferenza e infine al suicidio per aver violato le regole sociali e morali.
Per quanto riguarda le trasposizioni cinematografiche dei libri di Tolstoj, ho apprezzato molto l’ultimo film su Anna Karenina (2013). L’impostazione delle scene infatti è particolare e tutti i personaggi sembrano muoversi su un palcoscenico, in un omaggio alle metafore di Tolstoj.