Posted on mag 7, 2013
La Sala Umberto Boggian (1884-1947), al Museo di Castelvecchio di Verona, è accessibile alle persone con disabilità motoria, entrando dalla rampa per le carrozzine della biglietteria, da dove verrete accompagnati all’ascensore che porta alle sale del Museo al primo piano, in cui c’è la porta per accedere alla Sala tramite un lungo, e doppio, scivolo.
Il cortile del Museo di Castelvecchio La rampa per i disabili alla biglietteria La rampa per i disabili alla biglietteria Lo scivolo in Sala Boggian Lo scivolo in Sala Boggian La fontana e l’entrata non accessibileLeggi tutto
Fu grazie alla tenacia d’uno di quei soci, Umberto Boggian, «mecenate di tante iniziative musicali», se si poterono godere i concerti nella Sala che da lui (post mortem) prese il nome. Essa venne inaugurata il 25 aprile 1926 e si trova incorporata nel complesso di Castelvecchio dove, guarda caso, fanno bella mostra di sé gli affreschi di quell’Angelo Zamboni allievo della “Cignaroli” sotto la presidenza Stegagno.Sicuramente introdotto nel campo della Lirica, frequentava l’ambiente con i colleghi maestri di musica di Verona, e non solo. La cronaca riporta la sua partecipazione alla cena consumata ai “Dodici Apostoli” in compagnia del maestro Pietro Mascagni che al “Drammatico” (poi diventato “Cinema Teatro Nuovo”) e che allora era annoverato tra i grandi teatri d’Italia, venne per dirigere le “Maschere” (e in Arena “Il piccolo Marat”). Ma c’è da scommettere che non si sottraesse di accompagnarsi anche con l’indimenticato Arturo Toscanini che a Verona era di casa.
Ci piace riportare la descrizione della serata del 27 febbraio 1910 che ebbe inizio al Teatro Filarmonico in compagnia di Gabriele D’Annunzio e trovò la fine in quello che oggi conosciamo come “Due Torri Hotel Baglioni”: «… si trovano attorno al poeta al “Torre di Londra” invitati del Comitato d’Aviazione, col Presidente Carlo De Stefani, il Sindaco Gallizioli… il marchese Fumanelli…, 1′avvocato GioBatta Stegagno ed Ettore Sanson del “Gazzettino”. »
Durante il convito, l’Inventore del “superuomo” non risparmiò gran parte del suo sapere e gli illustri ospiti cedettero al menu tematico di “prelibatissime tentazioni” (che desideriamo riportare anche se la notizia può considerarsi di natura frivola):
“Consumato d’aviazione” – trota “alla Forlanini” – asparagi “alla Zeppelin” – aragosta “più pesante dell’aria” – insalata “all’aerodromo” – pezzi duri “congelati a cinque mila metri” – zavorra “di pandoro” – varietà “aeronautiche” … (fonte)
LINDA GONZATO, Cultura e società a Verona nel ventennio fascista: il caso di Umberto Boggian
La tesi di Linda Gonzato è frutto di un vasto lavoro di ricerca condotto su fonti di varia natura e di difficile sistemazione storiografica. Ciò ha comportato uno sforzo di riflessione e di stesura che
la candidata ha portato a termine con tenacia e buoni risultati, come dimostra la intelligente introduzione storiografica in cui viene ricondotto a unità interpretativa un materiale frammentario e sfuggente.
La tesi affronta infatti la vita associativa e culturale di Verona durante il fascismo attraverso la figura di un noto mecenate e benefattore dell’epoca, Umberto Boggian. La tesi ‘agulhoniana’ della sociabilità come strumento per indagare la società borghese viene qui utilizzata per ricostruire un periodo della storia di Verona in cui la tradizione identitaria ottocentesca (cattolica e rurale) dei ceti dominanti si scopre schiacciata, da un lato, dalla crescita dell’economia industriale e dall’altro dall’invadenza politica del regime fascista. Il personaggio Boggian, protagonista della intensa vita associativa di Verona – a carattere economico, benefico e culturale (si veda in Appendice l’elenco delle
cariche ricoperte, che vanno dall’Unione industriali alla Società Letteraria, dall’Ente Fiera alla Società Dante Alighieri, dall’Ente lirico alle numerose attività di beneficenza) – fondatore di un “salotto” destinato a durare, tramite la moglie, anche oltre la guerra e la sua morte, si è dimostrato un buon punto di osservazione, rivelatore delle ambivalenze della borghesia locale italiana nei confronti del nuovo indirizzo politico. Lo studio dei programmi culturali, per esempio, mostra l’intromissione del regime anche in campo artistico e alle stesso tempo le resistenze della borghesia scaligera nei confronti della massificazione imposta dall’esterno; così come, d’altra parte, la ricerca sull’Ente Fiere (nel quale Boggian ricopre non a caso una carica secondaria) rivela il ruolo crescente svolto da un blocco sociale che si viene creando negli anni trenta tra grande industria e alta burocrazia statale.
Mariuccia Salvati