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Acciaieria Arvedi, aumento di produzione compiuto prima dell’autorizzazione e del risanamento acustico: le osservazioni del comitato

Creato il 22 ottobre 2014 da Cremonademocratica @paolozignani

La procedura sinora seguita dalle istituzioni, come spiegano chiaramente le osservazioni presentate dal comitato di quartiere di Cavatigozzi, è contraddittoria. Infatti sono state autorizzate singole “parti” dell’Acciaieria Arvedi che invece è un complesso industriale unico che tutto quanto emette rumore contemporaneamente. Questo modo di fare cozza contro le norme europee. Segue una brevissima sintesi di un documento di 32 pagine sul quale bisognerà scrivere ancora.

CREMONA – Il comitato di quartiere di Cavatigozzi, la frazione di Cremona circondata da aziende inquinanti, ha consegnato all’amministrazione provinciale un documento di 32 pagine di osservazioni critiche sulla richiesta presentata dall’acciaieria Arvedi, che intende aggiornare i dati di produzione tramite Valutazione d’impatto ambientale.
Tale aggiornamento significa un aumento di produzione, già avvenuto secondo il comitato di quartiere, che desume i dati dai documenti ufficiali disponibili pubblicati o resi noti dalla stessa azienda siderurgica. Per limitarsi al dato più a portata di mano, l’acciaieria oggi lavora grazie a un’autorizzazione che prevede una produzione di due milioni e quattrocentomila tonnellate annue, mentre i dati del bilancio 2013 indicano chiaramente un aumento a due milioni e settecentomila tonnellate. Ma non è questa l’unica richiesta di verifica da parte del comitato. L’autorizzazione al funzionamento della fabbrica siderurgica è stata concessa a singole parti di un complesso industriale che è unico e porta la stesso nome, eppure è stato artificialmente suddiviso in area nord e sud. La normativa europea prevede però delle azioni contrarie alla valutazione a pezzi di uno stesso progetto per ridurne l’impatto ambientale. In particolare, il rumore prodotto da tutti gli stabilimenti investe i centri abitati di Cavatigozzi e Spinadesco e viene percepito dagli abitanti. Di conseguenza prima di approvare un aumento di produzione, secondo il comitato, occorre verificare il piano di risanamento acustico, con l’indicazione che gli stessi rumori dell’acciaieria non possono far parte dei rumori di fondo caratteristici dei centri abitati. Inoltre gli interventi di risanamento acustico compiuti dall’Arvedi in seguito alla diffida della Provincia del 2012 non hanno dato risultati positivi, come riconosciuto dall’Arpa nella relazione del febbraio 2014, la quale prende atto, ad esempio, che i boati continuano. D’altro lato il piano di risanamento acustico è parziale: il comitato di quartiere fa notare che ci sono fonti di rumore non considerate, come il tubificio e il treno, anche se tutte le attività dell’acciaieria sono connesse fra loro e si svolgono contemporaneamente. Non manca poi la previsione di un ulteriore, possibile aumento di produzione di coils, che sarebbero inviati alla Ferriera di Servola, a Trieste, di proprietà del gruppo Arvedi. Dunque il rumore può crescere ancora e per la legge 447 del 95 l’inquinamento acustico è comunque considerato un pericolo per la salute umana.


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